Sport

Dea a stelle e strisce. È davvero la rivoluzione

Atalanta venduta ufficialmente a una cordata guidata da Stephen Pagliuca, patron dei Celtics

Dea a stelle e strisce. È davvero la rivoluzione

Chiamatele Seven Sisters. C'erano una volta le sette sorelle del calcio italiano alla fine degli anni Novanta, ora invece è tempo delle 7 sorelle... a stelle e strisce. Dopo Milan, Roma, Fiorentina, Genoa, Spezia e Venezia anche l'Atalanta diventa di proprietà americana. Una vera e propria invasione nel calcio italiano quella degli imprenditori e dei fondi Made in USA, allettati dal blasone dei nostri club e soprattutto dai prezzi favorevoli. Al giorno d'oggi, infatti, acquistare una società di Serie A costa nettamente meno che rilevare una franchigia di MLS e un decimo di un team di NBA.

Ecco spiegata la mossa di Steven Pagliuca di rilevare per 235 milioni il 55% di "Dea Srl", la sub-holding controllante l'86% del capitale sociale atalantino. Un'operazione che Oltre Oceano etichettano come "club deal", dato che il comproprietario dei Boston Celtics, oltre che co-presidente di Bain Capital arriva a Bergamo come referente di un gruppo di imprenditori. Tradotto: il fondo Bain Capital non entra direttamente nella Dea come erroneamente circolato nelle ultime ore, anzi non avrà alcun coinvolgimento nell'affare. Inoltre non sono previsti stravolgimenti nell'apparato dirigenziale della compagine bergamasca. Antonio e Luca Percassi, infatti, continueranno a ricoprire la carica rispettivamente di presidente e amministratore delegato dell'Atalanta (oltre a restare il principale singolo azionista...), mentre Stephen Pagliuca sarà il nuovo co-presidente del club.

Una mossa volta, come si legge nel comunicato ufficiale, ad aumentare «la notorietà del brand al di fuori dei confini europei, ampliando la rete di talenti a cui l'Atalanta ha accesso ed aprendo le porte a nuove opportunità di collaborazioni commerciali oltre che all'utilizzo di tecnologie innovative per la gestione, sportiva e finanziaria, del club». Soddisfatto della partnership anche il presidente nerazzurro Percassi: «Abbiamo colto questa opportunità, con l'obiettivo di far crescere la nostra squadra scegliendo di rimanere legati alla società, che in oltre dieci anni abbiamo portato a risultati che forse nessuno si sarebbe aspettato da una squadra di provincia. La partnership con investitori di così alto profilo non potrà che accelerare il nostro percorso di crescita». Lo stesso Pagliuca ha illustrato gli obiettivi della Dea americana: «Lavoreremo insieme per un rafforzamento globale del marchio, con l'obiettivo di favorire una ulteriore diversificazione e crescita dei ricavi, permettendo al club di diventare sempre più competitivo su scala italiana e internazionale».

Insomma, a Bergamo i tifosi possono ulteriormente alzare l'asticella e sognare in grande.

E il fondo KKR? I contatti dei giorni scorsi e la ridda di voci non erano legati all'acquisizione di quote calcistiche come testimonia l'avvento di Pagliuca, bensì ad altri asset della famiglia Percassi nel ramo della cosmetica, che farebbero gola al fondo statunitense.

Commenti