Derby per la Champions Milano ci crede: «Ora il secondo posto»

Moratti ha indicato la strada, soprattutto al suo allenatore. «Tutte e due le squadre, ma a me interessa l'Inter, possono crescere dando più spazio a giocatori su cui puntare nel futuro». In sintesi: fare per non fermare il futuro. La genialata di Stramax di schierare la vecchia guardia, così rischiando di farsi asfaltare dal Milan nel primo tempo, lo ha sollevato solo a risultato acquisito. Basta una battuta per capire: «Quando era nella Primavera il nostro tecnico vinceva i derby».
Ma ecco un'altra verità del derby della parità, comprensivo di miracoli dei portieri: ha dimostrato che se il Milan ha imboccato una autentica strada verso i giovani, non si volta indietro e prova a farcela fidandosi delle nouvelle vague, l'Inter continua nello sfogliar di margherita tra l'essere e il non essere, crederci e non crederci. Stavolta non possiamo parlare di necessità del risultato ad ogni costo. Il terzo posto resta a portata di mano. Magari pure il secondo. Galliani lo ha detto per il Milan, ma vale anche per gli altri: «Riparliamone dopo la sfida tra Napoli e Juve».
Stramaccioni ha incartato una squadra con il consenso dello spogliatoio, secondo recente tradizione nerazzurra. Ha rischiato l'autogol finché non ha rispolverato le scelte di mercato invernali. E Moratti ha confermato: «È stato bravo a riprendere la partita in mano nel secondo tempo. E con lui i giocatori che hanno tenuto in piedi la partita». È stata una sorpresa perché non fotografa l'idea di un tecnico giovane, che dovrebbe avere idee giovani e un po' sfrontate. E, invece, ogni volta si rifugia nell'usato sicuro, gestisce le vigilie con la muffa dei vecchi sistemi tra pretattiche e fumo negli occhi per poi rischiare di uscirne male all'atto pratico. Non a caso, spesso deve riassestare la squadra.
Il Milan, invece, ha imboccato una via giovane in ogni senso: Allegri ci ha creduto e ci ha provato. Berlusconi gli ha fatto un piacere acquistando Balotelli. Occhio, uno che pochi tecnici riescono a sopportare nello spogliatoio: quindi non è un gioco da ragazzi. Ma poi se l'è sbrigata da solo. Rivoluzione estiva con il rischio di perdere punti. Quelli che, secondo Galliani, non gli permettono più di lottare per lo scudetto. Poi lenta risalita sfidando debolezze difensive e ingenuità giovanili. Direte, rispetto a Stramax conta l'esperienza del tecnico e forse la capacità di gestire uno spogliatoio. Appunto: El Shaaraavy non è migliorato solo per indubbie qualità, così Niang oppure De Sciglio. Il Milan viaggia con i giovani e ora scoprirà dove arrivare. Berlusconi ha fatto i complimenti al Faraone, ha scusato gli errori di Balotelli e si è detto ottimista per la partita con il Barcellona.
Galliani ha lanciato l'ultima sfida per tutta Milano: la conquista del secondo posto. Oggi più che mai Milan, e ovviamente l'Inter che sta un punto dietro, tifano per la Juve: può rispedire indietro il Napoli e accreditare le speranze di quest'altro derby. Chi ce la farà? Se la giocano per un posto solo o, magari, faranno il colpo da business: dentro Milano in Champions? Da qui alla conclusione del campionato sarà un bel quiz. Il Milan ci proverà con il vento dei giovani, l'Inter con il soffio del ringiovanimento se Stramaccioni si deciderà ad imboccare decisamente la via (adesso potrebbe arrivare Carew, anni 33: viva la gioventù).
L'Inter ha in porta una saracinesca. Moratti conferma: «Handanovic a volte compie parate fuori dell'ordinario, nel derby ne ha fatta una incredibile». Il Milan ha un po' meno certezze difensive, ma un attacco a prova di sparo: Balotelli non sbaglierà sempre tre gol («Aveva la febbre a 38°», lo scusa Raiola).

Milano cambia faccia: il largo ai giovani è la miglior notizia del derby. «Il Milan non ha mai giocato così bene», ha concluso Moratti. L'Inter del fai e disfa è ancora ancorata al calcio che conta. Per tutte e due molto più di un pari.

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