L'ultimo focolaio è ad Appiano Gentile, ormai è chiaro. Gagliardini e Nainggolan si sommano a Bastoni e Skriniar: 4 positivi al Covid per Conte, sperando che l'elenco non si allunghi. Alla Pinetina sono rimasti in 6: i 3 portieri, con Ranocchia, Young e Darmian. Tamponi per tutti mercoledì alla ripresa, ieri e di nuovo oggi. Di allenamenti, meglio non parlare. Il resto della squadra è in isolamento o con le varie Nazionali in giro per il mondo, da dove in ogni momento potrebbe arrivare la notizia di altre positività. Gl'incroci tra i giocatori di club differenti (dovrebbero esserci positivi sia nel Marocco sia nell'Argentina) non può che alzare il livello di rischio. Ed è chiaro che non è questione di fare o meno gli scongiuri.
Semmai c'è da capire cosa fare nell'immediato futuro. Alla ripresa del campionato, per non parlare di cosa farà il Genoa, che attualmente ha 17 calciatori in isolamento («sembriamo una squadra di calcio a 5, giocheremo con la Primavera», dice il ds Faggiano), l'Inter è attesa dalla sfida con il Milan, pure lui al momento con 2 giocatori (Ibra e Duarte) ancora positivi al coronavirus.
Il professor Galli, primario dell'ospedale Sacco e consulente dell'Inter nella lotta al Covid, ha pochi dubbi: «Il protocollo non regge, a volte ho l'impressione che ci sia un'interpretazione di comodo». Il protocollo è quello conosciuto e a cui domenica scorsa si è aggrappata la Juventus per opporsi al forfeit del Napoli. Protocollo difeso anche in queste ore dal presidente federale Gravina: «Quello che chiediamo è la sua applicazione rigorosa da parte di tutti, perché è l'unico strumento in grado di garantirci il prosieguo delle competizioni sportive».
Il punto è proprio questo: il campionato riuscirà ad andare avanti? Ancora il professor Galli: «Il protocollo fa una grossa fesseria sulla questione dell'isolamento. Nel momento in cui c'è una prima positività e poi le seconde ci devono essere necessariamente allenamenti individuali». Sappiamo invece che non è così e del resto, se una squadra deve giocare, ha anche la necessità di allenarsi in gruppo. E l'attuale protocollo è l'unico in grado di garantirlo. Non scordiamo che il protocollo è stato pensato e scritto per giocare le partite, non per non farlo. I tanti positivi del calcio dicono però che non garantisce la salute. Gravina parla di protocollo come unico strumento attuabile, perché si fa tanto parlare di bolla, ma ipotizzarla per i restanti 6/7 mesi del campionato di calcio, è inattuabile, appunto. Anche se il ds del Faggiano rilancia: «Chiudeteci per 4-5 mesi in bolla. Ma ci sarebbe stata la rivolta di tutti se lo avessimo detto prima»
Il quadro è in evoluzione, o involuzione che dir si voglia.
Che nessun allenatore si lamenti degli assenti da Covid: scegliere di giocare, perché non ci si può fermare, significa accettare il rischio di ammalarsi. Anche prima del derby. Ancora il professor Galli: «Mi aspetto di tutto, con una situazione che potrebbe coinvolgere la Asl di Milano. L'intera squadra dovrebbe andare in quarantena». Ma non con l'attuale protocollo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.