Il derby dei profeti dell'Est ma Zeman ci mette il pepe

Il derby dei profeti dell'Est ma Zeman ci mette il pepe

RomaLa stracittadina numero 137 nel segno di due profeti dell'Est. Uno, Zeman, il derby lo conosce bene, avendolo giocato su entrambe le sponde (11 in totale con tre vittorie) e lo ritrova dopo 13 anni; l'altro, Petkovic, «battezzerà» la sua prima volta, pur avendo capito quanto vincerlo valga per una tifoseria. Tutto in attesa che ci sia di nuovo in palio qualcosa di più della supremazia cittadina.
Tante le «matricole» nella Roma (sei, se consideriamo che Florenzi il derby lo ha giocato nelle giovanili e che Lamela è rimasto in campo solo 8' nella scorsa stagione) «Cosa significa questa sfida lo capiranno in campo», sottolinea Zeman. Il romano Candreva è l'unico «deb» in casa laziale, ma uno è il re indiscusso della stracittadina: Francesco Totti, al suo 31° appuntamento in campionato e a caccia del primato tra i romanisti nei gol segnati (finora 8, Delvecchio e a Costa sono un passo più avanti).
Ieri nell'antipasto fra le squadre Primavera a Formello è finita 2-2. Il pari tra i grandi manca dal 2007, anche se l'unico derby giocato l'11 novembre (1984) si è concluso 0-0. Vigilia non certo scoppiettante: conferenze flash dei due tecnici (15 minuti a testa), con Zeman che ha trovato poco corretto il no della Lazio a una conferenza congiunta: «Sarà per la prossima volta, spero, non hanno avuto tempo avendo giocato giovedì...».
E da buon ex, il boemo mette un po' di peperoncino sulla sfida, facendo la differenza tra le due società: «Alla Lazio sono stato molto bene, ma il tifo della Roma è più caldo e più appassionato. Quest'estate per la loro prima amichevole c'erano 500 tifosi, per noi 40mila...». Classiche schermaglie per una partita che Zeman ritiene normale. «È una sfida che dà tre punti come le altre, diversa è la reazione della piazza. Il derby che non ho dimenticato? Il primo, anche perchè con la Lazio perdemmo 3-0...». Poi ci tiene ad evidenziare un dato: «Alla guida di una squadra romana, sono stato davanti in classifica quattro volte su cinque». Unica eccezione il 1999, seconda stagione alla Roma, quando la Lazio arrivò a un passo dal titolo.
Un po' di pretattica su Totti e Osvaldo, che hanno patito qualche guaio fisico («sono a disposizione ma non al meglio»), poi la risposta su De Rossi che tornerà titolare (fuori Tachtsidis?): «Ho provato tutte le soluzioni, lui sta bene fisicamente e mentalmente. Cosa vuol dire? Che ha voglia di giocare, anzi ne dimostra di più... Se sarà in campo, si tratterà di una scelta tecnica e psicologica». E a chi gli chiede un possibile uomo derby, replica: «Chiunque giochi può deciderlo, dalla panchina è difficile essere decisivi». Infine i complimenti al collega Petkovic, sottolineando i rischi della sfida: «Sta facendo un buon lavoro, gioca un calcio organizzato, può dare fastidio a tutti. Ai miei chiedo continuità e concentrazione per 90 minuti».
«Zeman è una leggenda, ha fatto tanta strada, si è fatto conoscere in ambienti internazionali. Ed è stato scritto tanto su di lui, credo che sia una persona e un allenatore valido», gli elogi del tecnico della Lazio che detta la ricetta per conquistare la stracittadina (mai vinta dalla Roma nell'epoca della proprietà americana): «Ci vuole la testa a posto, motivazione giusta e non cercare di strafare. Basterà giocare da Lazio, divertendoci e divertendo. Loro sono più riposati, noi con 17 partite sulle gambe in pochi mesi, così dovremo essere pronti mentalmente». A Formello nessun dubbio di formazione: giocheranno i titolarissimi (per usare un termine caro a Mazzarri) tra cui Klose decisivo nei derby della passata stagione. «Per noi è come una finale di coppa - dice ancora l'allenatore della Lazio -. La tensione è alta, ma mi fa piacere esserci».
Petkovic sembrava un marziano, sbarcato nella Capitale come un signor nessuno. Si è imposto alla grande prima di rallentare (una sola vittoria nelle ultime 5 partite). E non ha paura di arrivare impreparato alla sua prima volta. «Il derby di Roma è particolare, ma non è vero che non ne ho mai vissuto di importanti: a Sarajevo ho giocato sfide con 50-60mila persone in tribuna.

Se ci copriremo lasciando sfogare la Roma? Certo, noi siamo abituati a fare catenaccio per poi ripartire...». Va via e sorride, sogna già uno sgambetto ai «cugini» che per i suoi tifosi può valere più di un trofeo vinto.

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