Gerry Cardinale ha benedetto e messo in moto il suo Milan. 53 anni, di Philadelphia, figlio di italianissimi (anche la mamma che di cognome fa D'Annunzio) è entrato come un ciclone a casa Milan. Ha riunito e arringato i dipendenti, ha incontrato Paolo Maldini per il rinnovo contrattuale esteso alle altre due M dell'area tecnica, Massara e Moncada, quindi la stretta di mano con gli esponenti illustri del glorioso passato, capitan Baresi e Daniele Massaro, è passato dal museo del Milan ed è rimasto incantato dal numero delle 7 Champions esposte, infine l'atteso one to one con Stefano Pioli e il breve saluto ai cronisti schierati al piano terra nella sala del bistrot. Qui, dopo l'annuncio solenne con il comunicato di primo mattino, è toccato a Giorgio Furlani esponente di punta di Elliott, tifosissimo rossonero, consegnare l'ideale testimone con un solo accento alla scomoda eredità ricevuta dalla coppia Fassone-Mirabelli («sono passati 4 anni da quando siamo entrati al Milan trovando una situazione di grande difficoltà: il calcio andava male, i conti andavano male, non c'era strategia, non c'erano idee») prima di rassicurare sul nuovo proprietario («abbiamo mantenuto le promesse e scelto il miglior azionista possibile»). Gerry Cardinale, camicia bianca, all'occhiello della giacca di grisaglia lo stemma del Milan, è andato al sodo e ha parlato soprattutto del rapporto con i tifosi. «Odio perdere, mi sento vincitore come voi, saremo custodi di quanto costruito finora» la sua promessa solenne.
A Milano è già stato durante i festeggiamenti per lo scudetto: quelle scene di entusiasmo lo hanno particolarmente impressionato. «Mai vissuto negli Usa, nemmeno per Worlds Series, Nba o Super Bowl, un coinvolgimento del genere: nulla mi ha dato la stessa eccitazione ricevuta quella sera. Ecco perché dobbiamo restituire loro la passione e l'entusiasmo che mi hanno trasmesso» il nucleo centrale del suo discorso. Spiegato poi il famoso mantra sugli investimenti. Eccolo: «Oggi tutti hanno cifre da spendere, la differenza la fa come si spende». E quelli di Elliott fino a oggi hanno speso in modo virtuoso riuscendo nell'impresa di risanare i conti del club senza disperdere la competitività calcistica suggellata dallo scudetto. Poi, scortato da Paddy Harverson, capo della comunicazione di RedBird Capital, un passato da direttore della comunicazione del Manchester United e portavoce della casa reale inglese (in particolare del principe Carlo, ndr), Gerry Cardinale ha fatto il giro del museo. «Onorati di far parte di questa illustre storia, sento una grande responsabilità nel dare continuità a questo passato» il suo commento finale.
L'unica correzione introdotta dal comunicato ufficiale dell'avvenuta firma del preliminare di vendita è l'ammontare dell'operazione: 1,2 miliardi di euro. Per il closing invece l'appuntamento è spostato nel prossimo mese di settembre e in quella occasione conosceremo nel dettaglio la struttura dell'operazione finanziaria concordata dai due fondi. Di sicuro, al di là dei tecnicismi, non ci sarà nemmeno un euro sulle spalle del Milan il quale conserverà la sua attuale condizione e cioè un bilancio gravato da zero debiti. Confermata nel cda la presenza, in minoranza, del fondo Elliott che schiererà gli attuali dirigenti (solo Gazidis, probabilmente, a fine contratto, dicembre 2022, rientrerà a Londra) tra cui il presidente Scaroni (si occuperà del dossier stadio) e Giorgio Furlani alla guida del Milan. La spiegazione, plastica, è in una frase di Paul Singer, numero uno del fondo americano, dettata nella lettera con cui ha raccontato l'avventura milanista: «Perché il meglio deve ancora venire». Da ieri Maldini e Massara possono mettersi al lavoro sul mercato e perfezionare contrattualmente le operazioni già prenotate (Origi) e quelle già avviate da tempo. Sullo sfondo resta anche la questione del nuovo stadio.
La visita di Gerry Cardinale all'area di Sesto San Giovanni e la rinnovata disponibilità del sindaco di quella città hanno fatto breccia nella testa di Cardinale che ambirebbe a costruirne uno, da solo, solo per i milanisti. Il sindaco Sala ha avvertito il pericolo ed è corso ai ripari («sentirò le società se hanno cambiato idea»).
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