La storia e la svolta epocale possono attendere. Silvio Berlusconi è uscito allo scoperto e ha, come al solito, spiazzato (quasi) tutte le previsioni giornalistico-televisive. Per rilanciare subito il Milan e riportarlo «alla gloria del passato» si è detto pronto ad accogliere, come socio, Bee Taechaubol nel club rossonero con la quota di minoranza del 49%, riservandosi la presidenza oltre che la governance espressa dai due ad, la figlia Barbara per la divisione marketing, e Adriano Galliani per l'area tecnica. Al magnate thailandese toccheranno alcuni posti nel cda e potrà farsi scortare da un consulente per il mercato, Nelio Lucas, titolare del fondo Doyen giunto a Milano (ha pranzato con Bee e poi è passato a prendere un caffè con Galliani in partenza per Napoli, plastico inizio della prossima collaborazione). Con parte della cifra (sarà parzialmente ridotta rispetto ai 500 milioni offerti per il 51%) portata in dote da mister Bee, il Milan di Silvio Berlusconi potrà subito rinforzare in modo sensibile la squadra in vista della prossima stagione e scegliere un allenatore di grande spessore professionale. Questo è lo schema-capolavoro, studiato da Silvio Berlusconi nei giorni scorsi, proposto al thailandese attraverso Licia Ronzulli ex euro-parlamentare di Forza Italia che ha fatto la spola dalle prime ore del mattino tra Arcore e il centro di Milano. Ottenuto il via libera dallo staff di mister Bee, Silvio Berlusconi in auto, avvisando i giornalisti di guardia a Villa San Martino («qui non succede niente, sto andando a Milano») ha raggiunto l'albergo eletto a residenza milanese del broker per il secondo vertice. Tutti i dettagli della complessa operazione (che riguarderà anche il lancio nella borsa asiatica del marchio rossonero) devono essere definiti dai rispettivi pool di professionisti che si sono messi subito al lavoro. Alla fine del vertice, dinanzi alla folla di tifosi, curiosi, giornalisti, telecamere e taccuini, Silvio Berlusconi e Bee Taechaubol si sono presentati uno accanto all'altro e alla fine si sono salutati al modo degli asiatici, con le mani giunte. Il presidente del Milan l'ha battezzato al rango di «socio» (nella sua vita imprenditoriale Silvio è stato socio solo di Adriano Galliani ai tempi di Elettronica industriale e attualmente di Ennio Doris in Mediolanum) promuovendo la sua credibilità finanziaria e si è spinto fino a considerarlo addirittura un «nuovo amico». «E adesso sentiamoci anche telefonicamente», l'intesa finale. Il thailandese ha risposto confessando di essere «onorato» per l'accoglienza ricevuta e ha promesso di concludere in tempi brevi la trattativa. Avviso a quelli che sanno tutto: non è ipotizzabile, in futuro, la scalata thailandese alla maggioranza del club rossonero. In modo deciso e didascalico lo ha escluso una nota ufficiale dell'azionista Fininvest che ha chiarito l'assetto societario: il comando del Milan «deve rimanere saldamente nelle mani di Silvio Berlusconi».
La cifra incassata dal thailandese sarà in parte utilizzata da Fininvest per ripianare parte dei debiti contratti con le banche e in parte dedicata al mercato del Milan. Silvio Berlusconi di fatto non incasserà un euro dall'operazione a dimostrazione che ancora una volta si è comportato da generoso sostenitore della squadra e non da imprenditore, «perché il Milan è sempre stato un affare di cuore» la sua frase ripetuta ieri, non a caso, la stessa pronunciata 29 anni prima quando salvò il club dal crac rilevandolo dalla fallimentare gestione di Farina.
Taechaubol è stato di parola: dopo l'incontro con Berlusconi e la colazione nel quadrilatero della moda (nello stesso ristorante scelto da Paolo Maldini per una colazione con amici americani: i due si sono ignorati, ndr), è salito nello studio dei suoi legali per dare una prima occhiata al dossier preparato. Ieri sera è ripartito per Bangkok. Presto, molto presto lo rivedremo a San Siro come socio di minoranza del principale azionista. L'epopea di Silvio Berlusconi continua, allora. E promette altri fuochi d'artificio.