Milano - Dal tweet del presidente esecutivo Alardhi al timbro ufficiale della diplomazia. L'ambasciata del Bahrein nel Regno Unito ha pubblicato ieri un post che rappresenta il sigillo alla trattativa in corso tra Elliott, proprietario del Milan, e Investcorp, fondo di privaty equity con interessi nelle infrastrutture e un patrimonio gestito da 42 miliardi di dollari come precisa la nuova fonte governativa di stanza a Londra. È il segno di una particolare attenzione e di un tifo dichiarato per la conclusione dell'affare. Puntualizzata, nello stesso messaggio, anche la cifra dell'operazione: 1,1 miliardo di dollari, la stessa accreditata da autorevoli fonti finanziarie. Non ci sono più misteri dunque ma solo da attendere le due settimane rimaste per concludere la due diligence, il controllo dei bilanci e dei conti, prima di rendere pubblico il passaggio delle azioni che diventerà operativo a giugno presumibilmente. Il quesito più gettonato delle ultime ore è diventato il seguente: cosa accadrà sul mercato con il nuovo azionista? Le fantasie, e in qualche caso anche le illusioni, si sprecano.
È bene cominciare a fare subito i conti con la realtà. Che è poi scandita da due riflessioni semplici: 1) tra qualche mese entrerà in vigore il nuovo FFP dell'Uefa al quale bisognerà uniformarsi; 2) per rendere ancora più competitivo il Milan non servirà una terza rivoluzione tecnica. Quella realizzata nel 2017 dalla coppia Fassone-Mirabelli fu un buco nell'acqua perché ha prodotto una voragine di debiti e risultati modesti. Piuttosto la versione riveduta e corretta della gestione Elliott è stata molto più apprezzata: risanato il bilancio, rafforzata la cifra tecnica, ringiovanita l'età media del team, zero debiti o bond da rifinanziare. Se, come pare già promesso, il management sia societario (Gazidis) che tecnico (Maldini-Massara-Moncada), sarà riconfermato in blocco, gli interventi ritenuti indispensabili non sono tantissimi.
Da ieri è diventata esecutiva la cessione di Hauge all'Eintracht Francoforte (con plusvalenza di 7,22 milioni), il francese Adli è già in pancia al club dalla scorsa estate, Botman e Origi le due operazioni in dirittura d'arrivo. A completare il quadro mancano due-tre pedine nella più ottimistica previsione: un centravanti nel caso Ibra lasciasse, il sostituto di Kessie e un potenziamento tecnico della tre-quarti a destra dove sia Messias che Saelemaekers hanno denunciato limiti evidenti.
Per questo motivo le folli spese sognate dalle chat dei tifosi non sono attendibili.
Piuttosto sarà confermato il modus operandi di Gazidis e Maldini che hanno fatto di conto e che in alcune occasioni - per esempio dopo l'infortunio di Kjaer - hanno preferito puntare e valorizzare il giovanissimo Kalulu invece di lanciare sul tavolo una fiche da 30-35 milioni per acquistare un difensore centrale magari inferiore nel rendimento al francese, rivelazione della stagione insieme con il compatriota Maignan.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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