Diavolo, meno male che Lapadula c'è

Tanta sofferenza, il bomber decide all'ultimo: «Ma ho giocato male». Lunedì sfida la Roma

Diavolo, meno male che Lapadula c'è

Milano I suoi numeri sono le uniche luci abbaglianti del Milan che vince senza convincere. Ancora una volta. «L'anno scorso una partita del genere non l'avremmo mai vinta» è la chiosa di Galliani da sottoscrivere. Sono i numeri di Gianluca Lapadula, la zucca diventata carrozza di vetro nella favola di Cenerentola. Eccoli: quarto gol, di cui due decisivi per guadagnare 6 punti secchi tra Palermo e Crotone, e una prova da combattente autentico. La sua giravolta in area, su rinvio maldestro di Trotta, è la stoccata di cui ha bisogno la squadra di Montella per domare finalmente un generoso Crotone arresosi, come è già successo troppe volte in campionato, nei minuti finali, a 4 primi dalla sirena. «È un gol sporco di quelli che deve fare un attaccante come lui» la perfetta didascalia di Montella che ben si addice alla prodezza balistica del giovanotto uscito tra gli osanna del popolo rossonero. «Il suo arrivo è merito esclusivo di Silvio Berlusconi» ha ricordato Adriano Galliani. «Mi chiamò dall'ospedale dove era ricoverato per chiedermi di prendere Lapadula al volo prima che lo portasse via la concorrenza» l'altro particolare. E Galliani chiamò al telefono Sebastiani, presidente del Pescara. «Mi chiese una cifra e dissi subito sì»: 9 milioni, pagamento in tre anni e Lapadula a Milanello.

In partita il ragazzo con il 9 sulle spalle che gli sta portando una fortuna sfacciata («non sono scaramantico» ha fatto sapere) non ha solo firmato il 2 a 1 definitivo ma procurato anche il rigore che avrebbe spianato in largo anticipo la strada al successo (fallo su di lui di Crisetig). Ha chiesto in modo convinto e insistente a Niang di lasciargli l'esecuzione dagli 11 metri senza riuscire a commuovere il francese che poi si è lasciato parare il destro angolato da Cordaz. Tutto inutile. Allora si è rimesso a lavorare sodo, battagliando su ogni pallone, prima di trovare una palla vagante da indirizzare in porta. «Avevo voglia di firmare il mio gol a San Siro, una soddisfazione averlo fatto sotto la curva sud ma non sono contento della mia prestazione» la sua analisi che è una spiegazione della sua grande forza. Nemmeno in un pomeriggio così si è sentito tre metri sopra le nuvole. Anzi addirittura ha provato a giustificare lo scarabocchio del suo sodale. «Forse gli ho messo troppa pressione prima del rigore» ha spiegato. Apprezziamo lo sforzo ma Niang, sotterrato dai fischi dello stadio, è indifendibile per lo scempio di ieri: mai un dribbling vinto, mai una giocata giusta, tanti stop falliti e per completare il disastro quel rigore sbavato.

Che Lapadula non sia la solita anomalia del Milan di quest'anno lo si è intuito in tempi non sospetti. Ma deve averlo capito anche Carlos Bacca che ieri, dopo le polemiche per il suo viaggio (autorizzato) a Siviglia, si è presentato in tribuna a San Siro e ha impiegato un bel po' di minuti a distribuire autografi e foto-ricordo ai tanti tifosi che l'hanno riconosciuto e circondato.

A questo punto il ballottaggio con Lapadula per la sfida di Roma di lunedì prossimo è inevitabile. Toccherà a Montella votare con un sì o con un no. Non sarà disponibile, per squalifica, Kucka entrato a pochi minuti dai titoli di coda ma ammonito per colpa dell'altro deficit, Locatelli.

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