Vi ricordate la riflessione auto-assolutoria di Allegri nei giorni tempestosi della recente Juve? Fece sapere Max: «Togliete 5 titolari a Milan, Inter e poi ne riparliamo» per sottolineare gli stenti patiti dai suoi dovuti alle assenze eccellenti (Di Maria, Pogba, Rabiot, Locatelli, Chiesa). Ricordata a Stefano Pioli la frase, la reazione è di quelle da gentiluomo di campagna: «Magari fossero stati solo 5!». Già perché chi mette sotto processo il Milan di Londra dimentica questo dettaglio gigantesco e cioè le condizioni attuali del Milan costretto a ricorrere alle terze linee perché anche le seconde sono fuori gioco e perché quelli appena recuperati (Theo Hernandez, Rebic e Origi) non sono certo in grado di garantire copertura per 90 e passa minuti. «Momenti così capitano ma io ho una squadra pronta, vedo un gruppo determinato» racconta fiducioso dopo un rientro alle tre di notte di giovedì mattina e nessun allenamento specifico in vista della sfida con la Juve che «vale più dei 3 punti» ricorda. Anche il numero, eccessivo, degli infortuni è sotto osservazione. «Ci sono alcune spiegazioni: il campo di Empoli, le nazionali e il 20% di infortuni in più registrato in tutti i 5 campionati europei per via del folle calendario. Lavoro con uno staff all'altezza e cercheremo di fare meglio» la difesa d'ufficio.
L'altro tema del giorno è CDK, definito già oggetto misterioso e invece secondo in classifica per gli autori di occasioni create secondo le statistiche ufficiali. Qui Pioli è perentorio come gli capita quando c'è in discussione una scelta aziendale. «De Ketelaere sarà un mistero per voi giornalisti, non per me. Sta facendo un giusto percorso, ha un grande futuro. Io ricordo i giudizi su Leao 3 anni fa e su Tonali un anno prima. Deve avere il tempo per adattarsi» l'intemerata che non vuol dire garanzia assoluta di vederlo a San Siro stasera perché a volte, per aiutare un ragazzo a ritrovare l'orientamento, bisogna dargli il tempo anche di recuperare la bussola oltre che la serenità. Così alla fine, senza mai accampare alibi, la strada tracciata da Pioli è la stessa: «Se giocheremo ai nostri ritmi e ai nostri livelli saremo competitivi anche in Champions oltre che in campionato. Solo il Liverpool l'anno scorso nei primi 25 minuti ci mise sotto. A Londra non abbiamo giocato come sappiamo» la convinzione che adesso ha bisogno di risultare confermata dalla sfida contro la rinata Juve, mai battuta neppure nel periodo migliore (l'anno scorso arrivarono due pari: 1 a 1 a Torino, 0 a 0 a San Siro). Ed è qui che sembra materializzarsi la differenza più evidente tra il Milan dello scudetto e quest'altro: i troppi gol subiti.
«Non dipende solo dal fatto che ora schieriamo un vero tre-quartista» racconta Pioli segnalando l'autentico cambiamento intervenuto rispetto, per esempio, alla striscia finale della stagione tricolore (Krunic e Kessie giocarono al posto di De Ketelaere).
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