Un duro contro i tempi duri. E il Milan sceglie Mihajlovic

Dopo la rinuncia di Ancelotti, l'ex Samp ieri da Berlusconi. Intesa di massima già raggiunta due mesi fa con Galliani

Un duro contro i tempi duri. E il Milan sceglie Mihajlovic

«Sinisa è un uomo intelligente - ha detto nel corso di una cerimonia ad Amalfi Massimo Ferrero presidente della Sampdoria -, andrà in rossonero e si metterà il papillon».

La cena fra Adriano Galliani e Silvio Berlusconi era già stata programmata da giorni, così come l'argomento di strettissima attualità, fuori Inzaghi la panchina è vuota. Il fatto che nello stesso pomeriggio di ieri si fosse visto in città Sinisa Mihajlovic, intercettato prima in aeroporto e poi in sede, ha reso tutto più semplice. Che fossero ore delicate per il futuro della panchina del Milan era chiaro. Secondo le indiscrezioni, l'annuncio dell'accordo (si parla di un biennale a 2,2 milioni netti a stagione) potrebbe arrivare stamattina insieme all'esonero di Inzaghi. Oggi è probabile anche una visita del nuovo tecnico a Milanello. La candidatura più forte era parsa subito quella di Sinisa. Vincenzo Montella blindato a Firenze non solo per via della scrittura privata che prevede una esborso di 5 mln per il suo rilascio, Cristian Brocchi un altro esordiente dopo i precedenti non esaltanti di Leonardo, Seedorf e Inzaghi, mentre Maurizio Sarri e Unai Emery due nomi e basta.

C'era già stato un incontro fra Galliani e Sinisa, circa un paio di mesi fa. I due si erano trovati d'accordo su tutto o quasi. Il problema era convincere il Cavaliere che cercava un tecnico meno irruente, forse meno estremo. Chissà cosa gli avevano raccontato. Anzi il Cavaliere cercava Carlo Ancelotti al netto di qualunque altra dietrologia e questo poteva essere il problema. Adriano Galliani ha capito la missione che gli era stata affidata e ha tirato fuori il meglio del suo repertorio, ha preso contatti con Carlo, lo ha stressato senza ritegno, è volato a Madrid per non sentirsi dire che una missione talmente delicata come questa, bisognava curarla nei minimi dettagli, e anche dopo i no reiterati dell'ex tecnico del Madrid ha continuato a negare l'evidenza. Ma intanto aveva fatto il possibile, anzi di più, e contemporaneamente aveva tenuto al corrente Mihajlovic di ogni più piccola variazione di programma. Sinisa ha capito subito che era giusto così. E contrariamente a quanto si diceva di lui in giro, ha saputo aspettare, ha rispettato i patti, ha atteso il rifiuto ufficiale di Ancelotti, per qualcuno addirittura fra le lacrime, prima di prendere l'aereo e fare conoscenza diretta con Silvio Berlusconi.

Miha ha sempre avuto il bisogno di dividere il mondo in due parti, quelli che stavano con lui e quelli che stavano contro di lui. Gli veniva facile, era abituato, non è nato in una terra quieta. Poi gli anni passano anche per un serbo senza paura e la vita insegna che le cose possono cambiare, e la peggior virtù è la coerenza. Da calciatore aveva giurato che mai sarebbe passato al Genoa, o alla Roma o al Milan, le rivali cittadine delle squadre in cui aveva giocato. Ora a 45 anni ha scoperto che di quello che aveva detto gli frega zero: «Se aspetto di allenare l'Inter finisce che prima divento vecchio». Ieri sera si è aperto il cancello di Arcore e ha fatto il suo ingresso uno che non si ferma davanti a nessuno, svolta epocale nella conduzione tecnica della squadra.

Appena sbarcato a Milano, Sinisa aveva saputo che la sua Samp era in Europa league, niente licenza Uefa per il Genoa. Aveva subito detto che entrare in Europa per demeriti altrui, non era esattamente quanto desiderava. Accontentato.

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