Meglio essere brutali: è stata una batosta. «Giornata difficile, Zlatan aveva una voglia incredibile ma Ibra tornerà più forte di prima» è la sintesi di Stefano Pioli a testimonianza che nel recinto di Milanello il nuovo insulto capitato al suo indiscutibile leader ha provocato un contraccolpo. A tal punto da spingere i ragazzi della curva sud a presentarsi a Milanello per appendere sui cancelli del centro uno striscione d'incoraggiamento. Ma la malasorte si è accanita anche ieri nei confronti della capolista con la resa di Rebic, già uscito a Marassi mercoledì sera per un dolore al piede e non recuperato, nonostante l'ottimismo di medici e tecnico. E sono sei allora i titolarissimi cancellati dalla lista dei convocati: nessun team sarebbe in grado di resistere a una sequenza del genere. Perciò nel viaggio di oggi pomeriggio a Reggio Emilia, tutto il Milan finirà sulle spalle gracili di Rafael Leao, il portoghese che sembrava, prima dell'ultima sosta, uscito finalmente dal suo indecifrabile guscio e precipitato invece in una sequenza anonima. «Lo aspettiamo ma lui ora deve fare uno sforzo in più» è la bacchettata travestita da incoraggiamento del tecnico che nemmeno in queste condizioni di precarietà assoluta - che altrove sarebbero vissute con pianti e rimpianti- ha perso la sua serenità.
Forse il merito è del vertice con Maldini e Massara per studiare le mosse sul prossimo mercato, al netto dell'infortunio di Ibra e dell'indisponibilità di Rebic, non giudicati molto lunghi da smaltire. «Abbiamo concordato che se ci saranno opportunità coerenti con le linee operative del club per migliorare il gruppo, le faremo»: in gergo è la comunicazione ufficiale che il Milan è pronto a potenziare la rosa che è riuscita, rispetto al precedente torneo, a collezionare 15 punti in più. «Il campionato attuale è molto più equilibrato di quello passato, basti un dato: un anno fa tra la prima e la quinta in classifica c'erano 10 punti di differenza, questa volta ce ne sono soltanto 5»: Stefano Pioli sa fare di conto. E questo vuol dire che il ragionamento dentro la stanza dei bottoni milanista è stato il seguente: soffriremo magari nelle prossime 3-4 partite ma con gli innesti giusti possiamo resta nel gruppo di testa. Un difensore (lasciando partire Musacchio), un centrocampista e un attaccante sono gli obiettivi dichiarati. A gennaio di un anno fa, dopo la mazzata di Bergamo (5 a 0 il 22 dicembre), arrivarono Ibra, Kjaer e Saelemaekers, non proprio Didì, Vavà e Pelè eppure fu un intervento utile per ridare slancio a un gruppo depresso e smarrito. «Non avremo nessun contraccolpo, né tecnico né psicologico: la squadra gioca e lotta.
Subiamo qualche gol di troppo e il dato si spiega coinvolgendo tutta la squadra a difendere meglio» è l'ultima riflessione di Pioli che sotto sotto attribuisce maggiore rilievo all'assenza di Kjaer piuttosto che a quella di Ibra, assente dal 22 novembre (la sera di Napoli-Milan 1-3) e che fin qui ne ha giocate 10 su 21.
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