
Il dilemma è tutto in salsa rossonera: quale è il male minore? Chi è meglio che alzi la coppa? Il nemico di sempre o il traditore per antonomasia? Trentuno maggio, Monaco di Baviera. Finale di Champions League: l'Inter contro il Psg di Gianluigi Donnarumma. Il tifoso del Milan convitato di pietra. Chiamato al voto, una sorta di conclave lungo 23 giorni. Aperto dalle parole di Zvonimir Boban e Fabio Capello. L'ex dirigente croato a muso duro: «È stata una storia molto poco dignitosa. Lasciare così è stato per me quasi imperdonabile». Il primo eroe azzurro di Wembley ha rincarato: «Non ha lasciato bene il Milan. E soprattutto non l'ha fatto da persona corretta».
Ma il dilemma diventa retorica, la maggior parte dei tifosi rossoneri è già con Gigio tra i pali dell'Allianz Arena per aiutarlo a parare l'impossibile. Sui social circolano bozze di moduli di giuramento da sottoscrivere nei quali, in caso di vittoria del Psg, a Gigio verrebbe promessa una sorta di indulgenza plenaria con «il perdono per l'aver lasciato il Milan in quel modo» e la fedeltà azzurra «non vorrò altro portiere in Nazionale fuori di te». Pronti a mettere da parte i dollarumma e gli insulti, salvo che Gigio poi non decida di vestirsi di nerazzurro. Anche perché a proposito di «traditori», con l'Inter alzerebbe la coppa Hakan Calhanoglu, che addirittura ha solamente attraversato il Naviglio da una sponda all'altra.
Poi i contentini. I rivali cittadini che chiudono la stagione con «zero tituli» dopo settimane di narrazione sul triplete, già scongiurato proprio dal Milan vincendo la semifinale di coppa Italia dopo aver vinto la supercoppa.
Quindi la verità. L'Inter si è cucita per prima la seconda stella e ora rischia di alzare la Champions, che il Milan l'anno prossimo non giocherà.
Azzerato in quello che era il suo habitat naturale, dove ora primeggiano i cugini. Bisognerebbe chiedere al Cardinale. A Gerry, non uno di quelli chiusi fino a ieri nella Cappella Sistina. Ma qui i tifosi da mesi hanno già votato.
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