
«Io non ho paura». Sembra il Natale di Roma, ma è il Natale di Sinner. O forse entrambe le cose, perché il giorno della rinascita sportiva del numero uno del tennis, coincide con una festa pagana che ha il Foro Italico come santuario. Delirio: doveva esserlo ed è stato, basta pensare che per il primo allenamento di Jannik da uomo libero è stato pure trasmesso in diretta Tv. E che ieri, pagato il biglietto ground per vedere le qualificazioni, migliaia di persone (tra cui tantissimi bambini) sono andate a caccia del loro idolo riapparso per magia. Si capisce insomma l'impazzimento totale: «Eppure nessun successo, nessuna somma di denaro, mi potrà cambiare. Io sono così come la gente mi vede». Ed è per questo che la gente appunto lo ama. Anche troppo, ormai.
La giornata della resurrezione sportiva comincia con un sorteggio secondo il quale non incontrerà Alcaraz se non in finale, ma soprattutto con la conferenza stampa organizzata per ripresentarsi al mondo. Sorridente, abbronzato, sereno e spiritoso: «Sono arrivato da poco e ho fatto già un po' di foto: niente cose personali... Io fidanzato? Sono un po' stupito, non c'è nessuna relazione nuova, non lo sono». Il gossip d'altronde impazza, e Jannik vuole rimarcare invece che la sua testa è tutta sul tennis. Sul ritorno. Ma non è stato facile però: «Sicuramente la cosa più bella sarà di entrare di nuovo in un campo e vedere le persone che tifano per te, ma non so davvero cosa aspettarmi: spero di passare il primo turno, sono curioso di vedere a che livello sarò. Però non ho paura». Esordirà sabato, ma intanto sono stati mesi difficili («finalmente sono libero»), soprattutto all'inizio, quando non poteva toccare la racchetta e si è dovuto accontentare della palestra: «Subito dopo aver firmato l'accordo con la Wada non è stato semplice: forse in molti non lo sanno, ma non potevo neanche andare a vedere una partita allo stadio, neppure andare a tifare un amico impegnato in qualche evento ufficiale. Mi era tutto vietato. Di tennis ho guardato pochissimo, quasi niente: che nessuno riusciva a superarmi in classifica l'ho saputo dalle notizie, ma francamente non era la mia preoccupazione».
La vita, insomma, è fatta anche d'altro, e forse è questo il motore in più che Sinner rimette da oggi in poi. E il messaggio arriva anche chiaro ai suoi colleghi: «Non ho sentito ancora nessuno, qui solo qualche saluto e finora tutto è andato tutto bene. A Monte Carlo ho visto Draper e Sonego con cui mi sono allenato, a inizio sospensione ho ricevuto dei bei messaggi da persone insospettabili, ma anche silenzio da qualcuno da cui mi aspettavo una parola. Non dico chi, tanto tutto passa». Il popolo di Jannik invece lo ha riaccolto in estasi: «Onestamente penso di piacere perché sono un ragazzo di 23 anni molto semplice, sempre quello arrivato da un paesino di montagna. Mi piace il tennis, ma la vita è anche altro. Non sono più arrabbiato o più disilluso, ho solo capito che fuori dal campo è molto importante avere le giuste persone intorno, che sanno vivere al tuo ritmo. La famiglia, i miei amici: sono contento di come abbiamo gestito questo periodo, non era facile». Non lo era superare le difficoltà: «Sono successe anche alcune cose fuori dal tennis di cui non voglio parlare. Ho capito il valore delle piccole cose, che anche una foto su un social non è realtà, per cui è inutile prendersela per le quali non possiamo fare nulla.
Sono le persone che contano che ti danno la forza di andare avanti e tornare a sorridere, per cui alla fine un piccolo break è stato utile e adesso sono qui. E sono felice».Poi ecco il campo, l'allenamento con Lehecka, gli «olè» dei circa 5mila rimasti poi a vederlo colpire la pallina, e l'impressione che in fondo sia tutto come prima. Forse anche peggio. Per gli altri.