Il titolo degli Stati Generali dello Sport («Coni, futuro segnato e/o futuro sognato?») sembrava quasi una provocazione. Quando fu scelto, agli albori della riforma che ora è stata approvata nella Legge di Bilancio, i rapporti tra il Comitato olimpico e il governo Lega-5Stelle erano tesi. L'appuntamento di ieri ha portato il disgelo dopo le polemiche delle ultime settimane tra Giovanni Malagò e Palazzo Chigi. «Non ero ottimista quando è arrivato il provvedimento, oggi invece lo sono perchè gli impegni presi sono importanti, sarebbe autolesionismo se poi non avessero riscontro nella pratica», così il numero 1 del Coni davanti ai sottosegretari Giorgetti e Valente. Che sia una rivoluzione è indubbio, ma Malagò (da oggi e per 4 giorni a Losanna per tirare la volata alla candidatura olimpica di Milano-Cortina) ha capito che serve accompagnarla senza barricate. «Non c'è nessuna volontà di intrusione da parte della politica, il Coni resta nella sua assoluta autonomia che, anzi, viene esaltata - ha detto Giorgetti -. Le federazioni continueranno a fare quello che facevano prima, i contributi saranno gli stessi e spero anche di più.
La riforma non è perfetta ma è buona, deve essere attuata ed implementata con la collaborazione di tutti». Assenti illustri i presidenti Barelli, Binaghi, Gravina (era a Civitavecchia per la festa dei 60 anni della Lega Dilettanti) e Petrucci: erano per una linea più morbida della «trattativa».MDD
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