È diventato grande nella stessa banca di Draghi. Gerry farà del Diavolo una culture company

Per Cardinale lo sport non è solo immagine ma pure fonte di guadagno. Chiare origini italiane e un curriculum straordinario

È diventato grande nella stessa banca di Draghi. Gerry farà del Diavolo una culture company

Dopo Rocco Commisso, James Pallotta, Stephen Pagliuca e Joey Saputo, l'arrivo di Gerry Cardinale arricchisce la presenza nella Serie A della pattuglia dei business men americani con un fonema da little Italy. Fondamentalmente tutti un po' misteriosi. Ma il manager che sta per acquistare la squadra di calcio italiana che ha vinto di più nel mondo ha un curriculum che sorprende fin dalle prime righe, da Wall Street, alto lignaggio.

Gerry sta per Gerald e i Cardinale, va da sé, sono di origine italiana: i nonni sono immigrati a Philadelfia dove Gerald Joseph nasce 53 anni fa e dove è cresciuto prima di portare a termine un percorso di studi (consultabile anche su Linkedin) che è stato il sogno di tanti baby boomers di tutto il mondo. Nel 1989 si laurea in Sociologia ad Harvard summa cum laude, vince la Rhodes Scholarship, tra le più ambite borse di studio Usa perché apre le porte di Oxford, dove nel 1991 prende un master in filosofia, politica e teoria politica. Per dire, è lo stesso percorso di un presidente Usa quale Bill Clinton.

Il che lo rendeva abile a qualunque carriera, bastava scegliere. E lui sceglie di entrare nel tempio della grande finanza planetaria: Goldman Sachs, la banca d'affari che annovera tra i suoi ex persino Mario Draghi e dove Cardinale si ferma più di vent'anni, dal 1992 al 2012, lavorando a lungo nel private equity: la raccolta di fondi da investire in società che hanno bisogno di capitale per esprimere le loro potenzialità.

Un lavoro che Cardinale decide infine di mettersi a fare in proprio mettendo in piedi Redbird Capital Partner, il fondo che oggi gestisce 6 mliardi di dollari. La cui strategia, come si legge sul sito, è la stessa del private equity, ma con 2-3 varianti che la rendono quasi unica nel suo genere. La prima è la durata degli investimenti, più lunga del periodo canonico - intorno ai 5 anni - che i fondi dedicano alle società in cui investono prima di rivenderle con i profitti attesi; la seconda è che gli investitori sono anche gli stessi imprenditori-fondatori, che quindi rischiano in parte in proprio; la terza è la concentrazione in quattro comparti: sport, TMT (tecnologia, media e telecomunicazioni), servizi finanziari e consumatori. Business diversi, ma in convergenza tra loro nelle cosiddette «media company» del futuro. Definite dallo stesso Cardinale, in un'intervista a Bloomberg tv del 7 aprile scorso, come «culture company», a cui Redbird mette a disposizione una piattaforma sportiva e tecnologica integrata.

E il Milan, con la sua capacità di produrre contenuti mediatici e l'enorme bacino di fan (consumatori con una fedletà eterna al brand) dovrebbe avere le potenzialità per di essere una di queste culture company del futuro.

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