Divise come sms Caro tifoso adesso ti scrivo...

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Il Boca Juniors ieri notte ha perso la coppa Libertadores, la maglia del Milan è salva. La scritta «Il club più titolato al mondo», introdotta nel 2007 e primizia per la serie A, è ancora valida. Per ora basta quel tricolore nella terza maglia che fa tanto l’occhiolino allo scudetto dei campioni d’Italia, tra 7 mesi chissà. Sette mesi perché questo è il tempo di gestazione di una maglia da calcio di serie A: va pensata, modellata, rinnovata. Studi di marketing, la tradizione da preservare, l’innovazione per convincere ogni anno i tifosi a sborsare oltre 100 euro per assomigliare ai propri beniamini. Ma se un tempo bastava cambiare colore, stringere le righe, eventualmente ingrandire lo stemma, oggi il mondo del calcio si affida alle scritte.
È stata la Juventus a rilanciare la moda: sotto lo stemma zebrato della maglia da gara comparirà la scritta «30 sul campo», un compromesso per non irritare la Federazione e rivendicare ciò che la società crede le sia stato tolto. In Italia Pirlo e compagni potranno indossarla, in Europa no: l’Uefa non tollera divagazioni sul tema. Farà la gioia dei tifosi bianconeri, meno di chi dovrà addobbare la maglia: oltre al classico tricolore per lo scudetto, dovrà essere cucita pure la scritta per completare il mosaico. Per gli incontentabili, è disponibile anche la terza stella da attaccare sopra le due ufficiali. Per chi volesse evitare un lavoro da sartoria, rimane sempre l’imperativo di Boniperti stampato all’interno del colletto: «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta».
La soluzione è piaciuta anche all’Atalanta che, nella stessa posizione, ha fatto stampare la scritta: «Dal 1907 la squadra di Bergamo». Un cenno storico, meno polemico, ma che comunque rivendica l’orgoglio del primi in qualche cosa. Non che ci fosse tanta concorrenza dalle parti di Bergamo: l’Albinoleffe è nata solo 14 anni fa, non c’era proprio rischio di confusione.
Sulla stessa scia si pone la Lazio che, approfittando del cambio dello sponsor tecnico, vuole attuare un’idea cara al presidente Lotito. «La prima squadra della Capitale» questa la frase, non ancora ufficiale, con cui i biancocelesti vogliono compiacere i tifosi. Le reazioni sono però state freddine: i laziali si dividono tra pro e contro mentre i romanisti si lasciano andare a un più sarcastico: «Sapevamo già che erano nati prima loro, serviva scriverlo?». La società giallorossa, interpellata, non se la prende ma anzi rilancia: «Ci sembra una cosa positiva, l’anno prossimo anche noi faremo qualcosa per sottolineare i nostri colori».
La questione, vista da Genova, sembrava molto più semplice. Bastava stampare la scritta: «Il Club più antico d’Italia» per abbellire la maglia del Genoa che verrà. Verità inconfutabile e, soprattutto, immutabile. Nessuna provocazione, nessuna contestazione. Eppure Preziosi non si è accontentato ed ha voluto organizzare un vero e proprio show sull’acqua con tanto di motoscafo e sci nautico. A dimostrazione di come, oramai, il calcio è spettacolo e lo spettacolo è calcio.
Lo sanno bene i dirigenti del Parma. In occasione della presentazione della nuova maglia, infatti, è stato annunciato che in ogni partita in cui i gialloblu vestiranno la divisa crociata, verranno stampati sulla maglia 600 cognomi (con iniziale del nome annessa) tra gli abbonati. Non siamo ai livelli del Siviglia, che l’anno scorso compose i numeri delle maglie con le foto dei tifosi ma il traguardo non è lontano.
In tutto questo si attendeva solo la mossa dell’Inter, quella più toccata dalla provocazione juventina. Ma ieri, alla presentazione delle nuove maglie, non è successo niente. L’unica concessione al design prevede la dicitura: «Ispirato al biscione simbolo di Milano» all’interno del colletto. Considerati gli ultimi anni pieni di successi, è un’inversione di marcia: niente scritte, niente coccarde. La maglia è vuota che più vuota non si può. La tentazione, se mai c’è stata, non si è concretizzata: «Non ci interessa quello che fanno gli altri» ha detto Marco Branca.
In compenso l’Inter si è “rifatta” con la divisa da trasferta: rossa, come il colore di Milano, a sentire la Nike. Rossa, come quella dei portieri dell’anno scorso.

Rossa, come non si era vista (quasi) mai: il ricordo va subito a quell’Udinese-Inter 3-0 del 2000, partita in cui i nerazzurri vestirono una strana maglia arancione. Lasciarsi andare sul design non porterà sfortuna, ma la guerra delle maglie sembra avere più vinti che vincitori.

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