di Riccardo Signori
Povero Lukaku, doveva aver dimenticato le notizie all'Inferno dell'Italia del razzismo. Ma i nostri immutabili eroi del buuu che non resta mai in gola, lo hanno subito riportato in un mondo che, a dispetto della sua maglia, concede l'azzurro e non sopporta il nero. Gli è toccato farne conoscenza a Cagliari, nobile terra sarda che, purtroppo, ha una lista di cori discriminatori all'attivo: negli ultimi anni il buuu del buon ricordo è toccato a Matuidi e poi a Kean. Si scatenarono polemiche anche su un intervento televisivo del presidente Giulini, ci furono promesse e premesse eppur nulla cambia e il buuu sfarfalleggia nello stadio cagliaritano.
Il gigantone belga, poderoso nel fisico e nell'uso del cervello, ha degnato i coristi solo di uno sguardo ma, evidentemente, la notte ha agitato il suo sonno e ieri è intervenuto su Instagram, lanciando un appello che dice così: «Molti giocatori nell'ultimo mese sono stati vittime di abusi razzisti. Il calcio è un gioco che deve far felici tutti e non possiamo accettare nessuna forma di discriminazione che lo possa far vergognare. Spero che tutte le federazioni del mondo reagiscano duramente contro le discriminazioni». Un appello lungo, dove c'è posto anche per il ruolo negativo dei social network e si invitano le società a vigilare, le federazioni ad uscire dall'immobilismo, i giocatori a combattere insieme.
Se Lukaku non arrivasse dall'Inghilterra, ci sarebbe da ritornare al pensiero di un Don Chisciotte contro i mulini a vento. Come dire: forse non hai capito che di questo male non ci libereremo mai? Eppure dalle quelle parti la lotta è dura e senza paura. Visti gli episodi contro Pogba, Abraham e altri giocatori le punizioni si sono fatte esemplari: è di qualche giorno fa la notizia di un uomo condannato al carcere per tweet offensivi contro Salah. In Italia non siamo di quella taglia, gli episodi si ripetono (Omolade a Treviso, Zoro a Milano contro l'Inter, Boateng a Busto Arsizio, Koulibaly a San Siro e sempre con l'Inter), seguono strepiti, eppoi silenzio fino al prossimo giro. Ecco, per esempio: Lukaku avrà capito che i nemici li ha anche in casa? L'Italia è (era?) un paese con il cuore in mano e il buuuin bocca. Il Cagliari ha annunciato: «Individueremo i responsabili», dimenticando che da quelle parti non è la prima volta che succede. Forse i dirigenti dovrebbero sbrigarsi: gli anni passano.
Il resto è nelle mani di un calcio inconsistente (la Lega calcio ieri ha ufficializzato un'iniziativa contro il razzismo, ndr) nel rispetto delle persone: c'è forse differenza fra un buuu razzista e un insulto alla mamma , ai genitori o a chi volete voi? Il pallone potrebbe fermarsi, invece urla al vento. Lukaku dice: «Lottiamo insieme». Il calcio risponde: «Armiamoci e partite». Già sentito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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