Milano. L'Inzaghi che non ti aspetti. Arriva Mourinho, l'uomo che col Triplete ha scritto la storia moderna dell'Inter, e per la prima volta da quando è a Milano, il tecnico nerazzurro gonfia il petto e butta sul tavolo della vigilia parole destinate a lasciare il segno: «Dove ho allenato sono sempre arrivati trofei, sono aumentati i ricavi e si dimezzano le perdite, questa è la mia storia». Un bel botto, non si può negare. Un modo per chiedere tempo e allentare la morsa delle critiche, soprattutto le più pericolose, quelle che nascono dall'interno e che nessuno come lui può percepire. «Ho avuto un bel rapporto con Lotito e ora ne ho uno altrettanto buono con Zhang, che è presente sia con me sia con la squadra: nel calcio contano i trofei e in questi 7 anni ne ho portati ovunque».
Che quest'anno la strategia comunicativa di Inzaghi fosse cambiata, se ne aveva avuto sentore già in agosto, quando a mercato ancora aperto, reclamò che nessuno toccasse la sua squadra. Accontentato, ora però deve vincere, o rinfrescare la sua storia, per usare le sue parole. Sappiamo invece che la storia non è ripresa bene, 3 sconfitte in 7 partite sono un'enormità, anche perché finora il calendario non era sulla carta particolarmente ostile. «Sappiamo di avere qualche punto di ritardo, ma sappiamo anche che possiamo recuperare, lavorando di più e meglio». Peraltro la stessa richiesta, con altre parole, fatta fra l'altro da una rappresentanza degli ultrà, presentatasi ad Appiano all'ora dell'allenamento di rifinitura.
La partita con la Roma è uno di quegli snodi che possono segnare la stagione. Se vinta, regala punti e morale e rinnova ambizioni. Ma con la Roma si può anche perdere, e allora sarebbero guai seri, perché è impensabile che le concorrenti allo scudetto si fermino un'altra volta più o meno tutte insieme ad aspettare i ritardatari. Mourinho sarà in tribuna, squalificato. Dybala invece è previsto in campo, anche se da Roma nessuno lo annuncia, come invece Inzaghi fa per il nerazzurro oggi più atteso. «Asllani sta facendo bene, l'abbiamo scelto io e la società: giocherà dall'inizio». E allora si può anche ricordare che se il giovane albanese avesse fatto qualche minuto in più dei 30 giocati nelle prime 9 partite di stagione, avesse magari debuttato in Champions a Plzen o affrontato in casa Spezia e Cremonese, forse poi Brozovic non si sarebbe fatto male in Nazionale, o forse no e non sarebbe cambiato niente, ma almeno adesso l'Inter avrebbe un giocatore più rodato e non un debuttante quasi assoluto. Meno male che Edy Reja, ct dell'Albania, sabato scorso l'ha fatto giocare titolare in Nazionale contro Israele, prima volta ufficiale di Asllani nella nuova stagione.
Il resto dell'Inter è sostanzialmente naturale, con Acerbi che ormai ha scavalcato De Vrij e Dzeko sostituto ovvio di Lukaku, ancora indisponibile. L'unico dubbio è a sinistra, col ballottaggio Dimarco-Gosens.
Nella Roma c'è Zaniolo sicuramente dall'inizio e così è quasi certa la presenza dei Fab Four (Abraham, Dybala e capitan Pellegrini) per cercare di dare a Mourinho (lo scorso anno battuto 3 volte su 3) la prima gioia contro il suo passato.
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