La droni-mania nel calcio

Sarri, l'allenatore del Napoli, non può fare a meno del drone. Così come Mancini dell'Inter. Ma il precursore fu Delio Rossi quando era alla Samp

La droni-mania nel calcio

In effetti, regista, Maurizio Sarri un po’ lo è. Ed è forse per queste sue doti “cinefile” che il presidente De Laurentiis ha deciso di affidargli la panchina del Napoli con annesse le chiavi della sala video: ogni giorno, finiti gli allenamenti, l’ex tecnico dell’Empoli si mette davanti al monitor per studiare i filmati delle partitelle riprese in modalità aerea dai suoi inseparabili droni. Si tratta di robot volanti dotati di telecamera grandangolare che, da un’altitudine massima di quaranta metri, registra i movimenti dei ragazzi in campo. Roba da far invidia alle emittenti televisive. Vedi Sky Sport, che da tempo ci sta pensando per arricchire il suo pacchetto. Un’abitudine avanguardista che il “professor” Sarri, maniaco degli schemi, porta avanti dallo scorso campionato. E che, vista la salvezza tranquilla ottenuta dalla squadra toscana, vera rivelazione 2014/2015, potrebbe risultare propizia anche per il club partenopeo. Pure Roberto Mancini si affida a questi “grandi fratelli” volteggianti. Ma, alla luce delle quattro amichevoli perse di fila, ci vien da pensare o che il Mancio sbagli tasto del joystick o che l’Inter, da qualunque angolazione la si guardi, sia ancora con i carrelli a terra. In realtà è stato Delio Rossi, ex Sampdoria, il primo allenatore italiano a sperimentare gli aggeggi alati nell’estate 2013. Dopo di lui, a Genova sempre sponda blucerchiata, ci ha provato Sinisa Mihajlovic.

Ma il tecnico serbo è uno all’antica e ha subito abbandonato il metodo 2.0. L’anno scorso i droni a uso calcistico sono stati oggetto di alcune controversie. Dicesi “spionaggio” per scoprire le mosse del nemico. Si è lamentato il ct della Francia Didier Deschamps che, alzando gli occhi al cielo durante gli allenamenti, si è accorto che sopra la sua testa stava svolazzando un robot a forma di ragno e ha incolpato honduregni ed ecuadoregni, avversari dei galletti ai Mondiali brasiliani. Arjen Robben, invece, l’ha messa sul ridere. Vedendo passare il tecno-volatile, ha pensato: chi ha paura del Bayern Monaco le tenta proprio tutte, drone compreso. “Dieci anni fa i droni erano tecnologie militari costosissime e spesso secretate: oggi sono alla portata di tutti”, ha spiegato Chris Anderson, già direttore della rivista Wired, esperto di tecnologia avanzata: dalla televisione al cinema, dall’agricoltura all’archeologia, passando per la meteorologia e la protezione civile, il drone costituisce sempre più un prezioso strumento di innovazione in svariati campi professionali. E, tornando sul rettangolo verde, chissà se la grande Inter del Mago Herrera o il Milan stellare del rivoluzionario Sacchi avrebbero avuto bisogno di queste trovate per ritoccare ulteriormente dei meccanismi di gioco praticamente perfetti.

Di certo, dopo la sconfitta di ieri sera contro il Nizza (3-2 all’Allianz Riviera), primo test di un certo peso dopo le tre larghe vittorie contro le modeste Anaune Val di Non, FeralpiSalò e Cittadella, per il Napoli di Sarri c’è ancora parecchio da lavorare dal punto di vista tattico. I droni sono già in fase di decollo.

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