Le corse sono velocità, tecnica, sorpassi, pelo sullo stomaco, emozioni. Sono moto e piloti che si sfidano e esiti incerti fin sul traguardo. Questo le rende così affascinanti, il non poter dare niente per scontato. E sono gare come Misano e Aragon dove il risultato è rimasto in bilico fino alla bandiera a scacchi, a portare gli appassionati in circuito, a tenerli incollati alla TV, a spingerli nelle domeniche che verranno a mettere la sveglia all'alba per vedere cosa succederà in pista. La matematica, gli interessi di questo e quel Costruttore, lasciano il tempo che trovano, soprattutto se si comincia a far di conto con largo anticipo sulla fine del campionato. Giochi di squadra e ordini di scuderia, poi, sono indigesti agli appassionati quanto ai piloti, stanno a cuore solo ai dirigenti, così attenti al risultato e alle sue ripercussioni da mettere in secondo piano la poesia della sportività.
Nello specifico, ecco che a 5 gran premi dalla fine del Mondiale MotoGP si parla sempre più apertamente di come la Ducati intenda giocare di squadra per far sì che niente possa impedire a Bagnaia di vincere il titolo. In verità Pecco ha dimostrato di sapersela cavare benissimo da solo, collezionando 4 vittorie e un secondo posto negli ultimi cinque GP, eppure già da qualche gara gli altri portacolori della Casa di Borgo Panigale sono stati chiamati a rapporto, ricordando loro l'importanza della posta in palio e via discorrendo. In fondo Ducati è in MotoGP dal 2003 e pur avendo avuto sempre un ruolo di protagonista, si è fregiata del titolo solo nel 2007 con Stoner. Troppo poco, per lo sforzo profuso; non si vuole certo buttare al vento un'altra occasione proprio quest'anno che la superiorità tecnica è lampante.
Ma in uno sport individuale nessuno vuol giocare di squadra, quindi i piloti sull'argomento ci sentono poco e niente. E sicuramente hanno sorriso all'idea di congelare le posizioni negli ultimi giri per non rischiare chissà quale patatrac. Sarebbe l'equivalente della F.1 a Monza, con arrivo tra i fischi alle spalle della safety car! Non sarà facile (né sarebbe giusto) tenere a freno Andrea Bastianini, bestia nera delle strategie del team ufficiale, che pur con 48 punti da recuperare non è ancora tagliato fuori dalla corsa al titolo; e dove non bastasse l'orgoglio dei piloti, sono in gioco anche gli interessi sportivi ed economici di ogni squadra: il noleggio delle moto si paga e ci sono premi e bonus legati al piazzamento finale ai quali nessuno vuole rinunciare.
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