Un doppio ritorno a Londra dal sapore amaro. Quello di Benitez, che fino a quattro mesi guidava il Chelsea portato a conquistare l'Europa League; quello del Napoli due anni dopo l'eliminazione dalla Champions proprio per mano dei Blues che poi alzarono la Coppa dalle grandi orecchie. Una vera lezione di calcio - al di là del 2-0 finale - quella inflitta dai giocatori di Wenger alla truppa azzurra, lontana dai fasti del debutto europeo al San Paolo. Il Napoli partiva già sfavorito al cospetto dei Gunners, concedere poi un giocatore come Higuain (rabbuiato in tribuna per il fastidio ai flessori) si rivela un ulteriore handicap. Il tecnico spagnolo conferma il suo tabù - mai un successo in carriera sul campo dell'Arsenal - e guardando il bicchiere mezzo pieno, la serata finisce con un passivo accettabile. Anche se per la prima volta nell'era De Laurentiis, il Napoli resta senza reti in una sfida di Champions.
In questo momento l'Arsenal è forse la migliore squadra d'Europa: leader in Premier League, striscia di dieci vittorie consecutive tra campionato, Champions e Coppa di Lega, un solo stop nelle ultime 22 partite. I suoi solisti fanno spellare le mani al pubblico dell'Emirates: da mister 51 milioni di euro (quanto è costato all'Arsenal per toglierlo al Real) Özil, che non sbaglia una giocata, al vivace 22enne gallese Ramsey, rivelazione di inizio stagione.
La partenza del Napoli è da brividi: la squadra di Benitez fatica a leggere la partita, mentre gli oliati meccanismi di un Arsenal abilissimo sul piano del palleggio funzionano alla perfezione. I partenopei rischiano addirittura l'imbarcata nei primi venti minuti da incubo: il tocco preciso di interno piede di Özil spacca il match già dopo otto giri di lancetta, il tap-in sotto porta di Giroud su assist del tedesco sigla un bis quasi inevitabile. Le azioni dei gol nascono tutte dalla fascia destra dove Zuniga, fresco di rinnovo di contratto firmato proprio a Londra (quattro milioni a stagione fino al 2018, con opzione per l'anno successivo), viene asfaltato dalle sovrapposizioni inglesi.
Passata la buriana, il Napoli cerca di riequilibrarsi, ma la pressione sugli avversari è soprattutto individuale e mai di squadra, tanto che vedere cinque passaggi di fila in un'azione è evento più unico che raro. Manca il possesso palla, una delle doti ereditate dalla cura Benitez, e ovviamente un punto di riferimento in avanti, visto che Pandev gioca fuori ruolo ed è comunque poco assistito dai compagni e Callejon nella ripresa, con l'uscita del macedone, prova inutilmente a reinventarsi centravanti. L'Arsenal gioca al gatto col topo e domina in ogni zona del campo, approfittando di un rivale timido.
Il secondo tempo del Napoli è più confortante: squadra con più iniziativa e più pazienza nella costruzione delle azioni, ma mai seriamente pericolosa dalle parti di Szczesny. L'Arsenal arretra il suo baricentro, sempre pronto però alla ripartenza e Reina deve sventare lo 0-3 con un intervento su Koscielny.
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