Due schiaffi al Diavolo. Aveva ragione Inzaghi: l'Inter non si è nascosta

I gol di Dzeko e Mkhitaryan, il rigore dato e tolto, un palo per parte, Bennacer ko e il miracolo di Maignan. I nerazzurri sentono aria di finale

Due schiaffi al Diavolo. Aveva ragione Inzaghi: l'Inter non si è nascosta
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Le carte, nel calcio, spesso non mentono. E le carte dicono che l'Inter ha il vento nelle vele e viaggia verso il Bosforo, finale di Champions league. Grazie a quell'uno-due consumato nei primi minuti dell'andata, scandita da un record d'incasso (10 milioni e mezzo), da calcio d'autore per Simone Inzaghi e i suoi, capaci di mettere subito spalle al muro il Milan e di infliggergli la terza sconfitta del 2023, 2 a 0 secco, forse anche più perentorio quanto a occasioni da gol. L'assenza di Leao non è e non può essere la spiegazione di questo cedimento strutturale del Milan, scoperto in ansia e in soggezione ai nastri di partenza. Solo nella ripresa si è visto vivo, uscire dalla tana e tentare una reazione orgogliosa. Con questo risultato, l'Inter può prenotare gli alberghi a Istanbul. Al Milan può toccare solo sperare in un improbabile e clamoroso ribaltone martedì prossimo. Meglio dedicarsi al campionato, forse.

L'attesa più lunga del derby milanese d'Europa consegna al tabellino lo snodo più rapido di sempre e mette l'Inter sulla rotta di Istanbul. Nel brevissimo volgere di 11 minuti appena si compie il destino di gara-uno della semifinale di Champions league con il Milan messo subito al guinzaglio dall'Inter e sotto nel risultato. Proprio come a Riad, in Supercoppa, a gennaio. Allora Di Marco e Dzeko aprirono un cratere nella difesa rossonera in 21 minuti, questa volta Dzeko e Mkhitaryan confezionano il comodo 2 a 0 prima di sfiorare (palo schiantato da Calhanoglu) il ko definitivo. È vero, non c'è Leao secondo previsioni realistiche, la sua assenza qualche timore in più ha scavato nel gruppo, ma questo non spiega il cedimento improvviso e fragoroso, tattico e nervoso prima che fisico, dinanzi all'Inter in perfetta traiettoria con la cavalcata delle ultime 5 partite. Sul primo angolo Dzeko si libera di Calabria (marcatura discutibile) e toglie le ragnatele all'incrocio di Maignan. Su una ripartenza classica (palla lunga dei difensori sugli attaccanti, il piano partita di Simone Inzaghi) il raddoppio è un fraseggio tra Di Marco che l'armeno (Lautaro lascia passare il goloso pallone) trasforma in una stoccata dentro l'area. Azzeccate le prime scelte di Inzaghi (Dzeko e Mkhitaryan). A completare lo scenario agghiacciante c'è anche l'infortunio (distorsione ginocchio destro) toccato a Bennacer che costringe Pioli a spedire Diaz su Calhanoglu e chiamare al fronte Messias. Sotto choc, il Milan rischia il naufragio dopo la mezz'ora per un rigore fantasma fischiato dall'arbitro e poi cancellato dal var.

Nella ripresa il Milan prova generosamente a rientrare in partita con un paio di sinistri (Diaz e Messias: il primo sfiora il palo, l'altro è uno scarabocchio) che mettono solo affanno a quelli dell'Inter costretti a rinculare. Dalla maggiore presenza nella metà campo neroazzurra, i rossoneri ricavano la miseria di un bel destro dal limite di Tonali respinto dal palo.

A quel punto le differenze tra i due schieramenti ancor più evidenti emergono in occasione dei cambi: Pioli può ricorrere a Origi, Thiaw, Kalulu e Pobega, Inzaghi tira fuori l'argenteria di casa con Brozovic, Lukaku, De Vrji, Correa e Gagliardini. E la conclusione è quella più scontata: 2 gol in cassaforte e finale vicinissima per le legioni interiste.

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