Bello e strano quel buffo e appassionante gioco incentrato su un pallone che rotola. Qualcosa soggetto a cambiare a seconda di come cambia quel vento chiamato risultati. Prendete l'Inter. In estate è partito Antonio Conte, il condottiero che ha riportato lo scudetto sotto la Madonnina nerazzurra; è partito Hakimi, probabilmente il terzino più forte al mondo in questo momento; è partito, soprattutto, Lukaku, il bomber che con le sue folate e i suoi gol faceva sognare la curva interista. Pianti, lacrime, disperazione. Tifosi pronti a salutare la retrocessione, la sciagura più totale. Invece, dopo la vittoria di ieri sera sullo Sheriff, già, proprio la squadra che al momento del sorteggio di Champions pareva essere quella materasso ma che poi ha stupito tutti, il clima è cambiato. Dal gelo glaciale a una primavera carica di colori e profumi.
D'improvviso Inzaghi è diventato una guida solida e sicura. Le alternative ai singoli sono tornate ad essere più valide. Ma soprattutto, un coro, prima sommesso, poi più forte, si è insinuato tra i tifosi: Lukaku chi? Già perché Dzeko sta soppiantando il belga nei cuori nerazzurri. Gol, assist ma soprattutto quella leadership necessaria nei momenti chiave dei match che contano. Proprio il difetto principale che si rimproverava a Big Rom. Tra l'altro, anche nel calcio, i numeri non sono contestabili. Sette reti e due assist nelle prime undici presenze tra campionato e Champions per Dzeko. Alla faccia della diffidenza iniziale. Un impatto molto migliore di quello che ebbe Lukaku che al momento sta faticando con il suo Chelsea. «È stanco mentalmente», ha detto il tecnico degli inglesi Tuchel. E ora potrebbe riposarsi forzatamente: ieri sera il belga ha lasciato il campo dopo 23' per una brutta botta alla caviglia. Non lo è stanco, né di testa né fisicamente invece il buon Edin, alla faccia dei 35 sulla carta d'identità.
Quasi certamente non potrà durare per tutta la stagione a questi ritmi e con questo rendimento ma intanto l'Inter e Inzaghi se lo godono. E ora possono ricalibrare gli obiettivi. Se in campionato le cose non vanno male, anche dopo la sconfitta con la Lazio, battendo lo Sheriff anche a domicilio, il destino in Champions sarà di nuovo nelle mani dell'Inter. E sarebbe una svolta. Perché proprio la Champions è stato il tallone d'Achille del Conte nerazzurro. Come, a dire il vero, anche del suo predecessore Spalletti, che ora guida il campionato.
Già solo conquistando gli ottavi, Inzaghi diventerebbe quasi un eroe. Come cambia il vento. Come è facile cambiare idea nel calcio. Un gioco fantastico. Spesso, quasi totalmente privo di logica. E forse per questo ancora più bello. Ma, ovviamente, solo se arrivano i risultati.
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