LondraLa pazienza di Abramovich dura al massimo sei mesi. Il tempo trascorso dall'inatteso trionfo in Champions League alla caduta di Torino. Neppure la storica doppietta ottenuta a sorpresa la scorsa stagione ha garantito a Roberto Di Matteo una linea di credito piu' cospicua. Lo zar russo lo ha liquidato senza remore, con uno scarno e freddo comunicato. Che fotografa alla perfezione quel decisionismo spregiudicato ai limiti dell'irriconoscenza cosi' tipico del patron. Che non ha mai amato il tecnico-paisà né si è mai curato di considerarlo una seconda scelta. La scorsa estate era stato costretto alla conferma. Sia condizionato dagli umori della piazza, ma soprattutto perché Pep Guardiola, il suo sogno proibito, era partito per New York per il suo anno sabbatico. Senza alternative, a malincuore aveva dovuto offrire un nuovo biennale ad un tecnico sì vincente ma di un calcio sparagnino e utilitaristico. Che Abramovich detesta almeno quanto le sconfitte. Il sontuoso mercato estivo, oltre 90 milioni di euro spesi, aveva appagato i desideri del magnate ma non le esigenze tattiche della squadra. Che si è trovata una collezione di trequartisti (Eden Hazard, Oscar, Marko Marin e Juan Mata).
Eppure l'avvio di stagione è incoraggiante: Di Matteo si ripropone con un calcio più spregiudicato e offensivo. Un mese fa, l'inizio del black-out. Il Chelsea perde immeritatamente contro il Manchester United, e si smarrisce. Nelle ultime quattro uscite di Premier due soli punti. Sabato lo scivolone sul campo del West Bromwich. Poi Torino, ultima tappa del viaggio di Di Matteo.
Un'avventura, la sua, comunque iniziata con la data di scadenza già fissata, ma che Abramovich ha voluto chiudere anzitempo - negandogli, fra l'altro, la soddisfazione di giocarsi il mondiale per club il mese prossimo -, annunciando in serata il nome del sostituto: Rafa Benitez.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.