E con De Boer bastava avere un po' di pazienza

È complicato, specie dalle nostre parti, il mestiere dell'allenatore. Specie arrivando da un altro calcio e un altro paese con tradizioni

E con De Boer bastava avere un po' di pazienza

È complicato, specie dalle nostre parti, il mestiere dell'allenatore. Specie arrivando da un altro calcio e un altro paese con tradizioni, cultura e abitudini diverse, e non avendo molto tempo a disposizione per capire la nuova squadra e farsi capire da uno spogliatoio multietnico, si è costretti a consumare qualche bonus e più di una sfida prima di recuperare la bussola. È successo a Frank de Boer e all'Inter che tutti noi, dotati di semplice osservazione seguita al sontuoso mercato, abbiamo stimato come potenziale rivale dell'invincibile armata juventina già bastonata al primo duello rusticano della stagione. L'olandese, trasferito ad Appiano in clamoroso ritardo, non è un mago e ha avuto bisogno di qualche disavventura (la figuraccia di Europa league) per trasferire alla prima vera Inter, quella allestita domenica sera, la vitamina dell'orgoglio e del riscatto, la corsa e lo spirito guerriero. Perciò Massimo Moratti ieri ha scolpito perfettamente le caratteristiche del tecnico olandese:«De Boer ha avuto umiltà e professionalità». Qui, a Milano che è diventata quasi come Palermo città mangia-allenatori (basti pensare allo scarso credito di Allegri presso il popolo del Milan), erano già pronti a fargli la forca. Solo Montella, nel preparare la sfida con la Lazio, ha masticato amaro. «Grazie al successo di Marassi ho vissuto bene anche qualche risultato non proprio favorevole. Sì, l'Inter, che sarà il nostro competitor», la spiegazione. Durante il fine settimana, dunque, la Milano del pallone ha rialzato la testa.

Per cogliere le prime due differenze tra l'Inter maltrattata giovedì dai campioni d'Israele e l'Inter-capolavoro ammirata domenica contro i campioni d'Italia, bisogna partire dallo schieramento rinfrescato, da certe intese che hanno preso a funzionare, dal centrocampo che ha una cifra tecnica migliore della Juve (Medel più Joao Mario e Banega) e dalla rabbiosa reazione seguita alla stoccata di Lichsteiner per finire alla condizione fisica, emersa nella ripresa. Un indizio non è ancora una prova: lo capiremo solo tra un mese se è questa una rivale doc per Juve, Napoli e Roma. Perché a rendere l'Inter fragile e vulnerabile restano le due sentinelle laterali: avesse de Boer a disposizione qualcosa di meglio rispetto a D'Ambrosio e Santon/Nagatomo, potrebbe pensare al proprio futuro con minore apprensione.

Come Montella che si è ritrovato, per via del silenzio di Berlusconi e del periodo di transizione tra una proprietà e l'altra, al riparo da pressioni e responsabilità, trasformando ogni successo in una ripartenza e le due batoste rimediate in un processo a porte aperte riservato alla modestia del gruppo.

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