L'hanno già battezzato effetto Suning. Qui inteso come la conseguenza diretta della vicenda interista, passata da Thohir in mani cinesi, sulla trattativa che da mesi ha visto impegnati Fininvest e il gruppo cino-americano rappresentato da Sal Galatioto. L'effetto Suning sul Milan c'è stato, inutile negarlo. E di due segni completamente opposti. All'inizio le cifre (non confermate) rimbalzate dall'altra parte del mondo sulla valutazione del brand neroazzurro hanno fatto sobbalzare i manager di casa Berlusconi che hanno accettato l'offerta di poco superiore (750 milioni circa per il 70% iniziale e per passare al 100% finale) da parte degli acquirenti. Una seconda riflessione più razionale e distaccata della complessa vicenda ha portato poi a cancellare dalla discussione ogni velleità di retromarcia e lasciato al negoziato il rallentamento già segnalato nei giorni scorsi anche se la conclusione dovrebbe arrivare entro il perimetro temporale fissato a suo tempo, e cioè tra il 15 e il 20 giugno, scadenza della famosa esclusiva concessa. Non è confermato piuttosto il vertice del 13 giugno. La spiegazione, sui due fronti, è naturalmente diversa: dal lato Fininvest ritengono utile evitare ogni incontro diretto con l'ex premier, dall'altra si è colto un disappunto cinese conseguenza delle battute firmate da Silvio Berlusconi negli ultimi giorni (malumore però smentito da Nicholas Gancikoff).
Di fatto nella canonica riunione del lunedì ad Arcore di Milan si è parlato poco, molto poco, lasciando spazio invece alla politica. Nelle stesse ore, le fonti vicine al consorzio cinese hanno però fatto circolare ampie assicurazioni circa la richiesta più pressante avanzata da Berlusconi a tutela del futuro rossonero e dei suoi tifosi. E cioè la garanzia che nei prossimi anni, il gruppo è pronto a investire nel potenziamento tecnico del club e nelle sue strutture le cifre (si è parlato di 400 milioni in tre anni) che sono indispensabili per reggere il confronto domestico con Juve e (adesso) anche Inter, e quello a livello europeo. Il nodo è proprio questo perché a fronte della generica disponibilità a investire i 400 milioni nei tre anni successivi, il presidente Silvio Berlusconi vuole conoscere nel dettaglio come queste cifre possono essere utilizzate a favore del Milan (debito escluso che vale 240 milioni al momento) escludendo dal piano industriale il capitolo nuovo stadio. Non è una questione di poco conto, perciò ci sarà bisogno ancora di qualche giorno e di qualche assicurazione perché si possa giungere al bivio e cioè al giorno in cui sarà possibile conoscere un sì o un no definitivo sul destino futuro del Milan. Già perché gli umori colti nei giorni scorsi presso lo staff del presidente (frenata sugli entusiasmi precedenti) sono stati confermati, di qui gli asciutti report sulla riunione di ieri ad Arcore e il rinvio al lavoro delle rispettive delegazioni di manager e professionisti. Forse si cercherà un'altra data per consentire alle parti di completare il chiarimento e di ricucire eventuali strappi di natura diplomatica. E qui torniamo all'effetto Suning. Già perché gli entusiasmi registrate in casa Inter hanno finito per moltiplicare l'amarezza e la delusione del popolo di tifosi rossoneri tornati a intasare il web.
Chiudere in tempi brevi è anche una necessità legata alle operazioni di calcio-mercato. Galliani è pronto a entrare in azione ma ci sarà bisogno di un via libera che porti a scelte delicatissime, da quella del tecnico a quella del potenziamento tecnico del gruppo.
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