Ieri il direttore dell’Unicef ha incontrato Totti. Sempre ieri, Del Piero ha visto Agnelli e Prandelli. Chi ha pescato meglio: Del Piero o Totti? Gli juventini ieri gridavano: Alex in nazionale, Agnelli rinnova il contratto. E sarebbero pronti a una raccolta di firme pur di convincere il padrone. La risposta al dubbio iniziale è implicita. Ha pescato meglio il capitano della Roma. Ma per lui è tutto più semplice. Per la Roma non si sa. Totti non ha nemmen bisogno della claque. Dunque ha ragione Monti: la pensione va prolungata. Pure nel pallone. Soprattutto ai campioni. Così vuole il cuore, la ragione potrebbe spingere altrove.
Questo campionato sta proponendo il refrain (gioca o non gioca? resta o non resta?) in modo esasperante. Come ti volti spunta il vecchio guerriero: Milito e Nesta, Gattuso e Del Piero, evergreen Zanetti e Totti per tutti. Inanellano numeri di presenze e gol da guinness. Ritorna la primavera e con essa la vecchia guardia del calcio che non tramonta mai. Non è un caso della vita, ma una legge non scritta del pallone. Chi ha qualità e seta nei piedi resiste al logorio del calcio moderno. Quelli che corrono e corrono, un po’ meno. Quelli che sanno giocare sentono spuntare le alette. Soprattutto quando gli altri perdono birra, le partite pesano sulle gambe, serve freschezza nella testa, la parola alla qualità, alla classe, all’esperienza, al fiuto del gol. Pirlo lo ha dimostrato alla Juve.
In Inghilterra, Giggs e Scholes hanno già provveduto a tener alta la bandiera della vecchia guardia. Richiamati a febbraio, sono bastati a far rimettere in volo il Manchester United. Ora tutti a dire: visto che anziano non significa vecchio e muffito? Vero. In Italia ci stiamo arrovellando, da anni, circa l’essere (in campo) o non essere di Del Piero. E così pure del Pupone che, solo quest’anno, ha accettato di fare un passettino indietro. Ci sta nell’ottica del rinnovamento. Come in qualunque posto di lavoro. In media, il giocatore sperimentato e anziano è più bravo del giovane: grezzo, acerbo, immaturo, magari esagitato. Non sono tutti Balotelli: che, invece, possiede la qualità ma esagera nel resto.
Il nostro campionato ci sta mostrando la solita doppia faccia: cerchiamo i giovani, ci rifugiamo negli attempati. E ci domandiamo: Nesta continuerà? Gattuso ce la farà ancora? Val la pena cedere Milito, Stankovic e soci? Zoff ha costruito una seconda carriera sulla longevità. Altafini e Massaro sono stati i Del Piero e Totti di oggi, pronti all’uso. E soprattutto al gol. Maldini ha faticato a mollare e così Batistuta, Crespo e altri. Platini, come al solito, ha giocato sull’anticipo. Rivera si è comprato la società pur di giocare un po’ di più. Inzaghi sta rovinando la sua vecchiaia chiedendo la carità di qualche spicciolo di minuti.
Ci sono tanti modi di invecchiare. Ma che dire di quel che vediamo quest’anno? Milito sta mitragliando gol, e tanti ne sbaglia. Rischia di segnarne più dell’anno del Triplete. Il Milan non finisce mai di stupirsi della grandezza e del temperamento di Nesta e Gattuso. Ecco, a Napoli, Lazio e Udinese forse manca qualche grande vecchio.
Moratti si è affidato a un tecnico giovane e lui gli ha risposto rispolverando l’Inter più anziana possibile: da una media di 31 anni e 9 mesi, contro il Genoa, a quella contro il Siena che ha fatto 30 anni e 9 mesi. Inter vecchia fa buon brodo? Ci aveva sperato pure Ranieri. Poi il passar del tempo lo ha affondato. Certo, meglio quel morder il posto che ci presentano Zanetti e Cambiasso piuttosto che la cagionevole salute dello svenevole olandesino (Sneijder), che sarà prontissimo per giocare gli europei con la nazionale. E l’Inter dei vecchioni tenta l’ultima sortita, dopo un anno di ciapanò.
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