C'era un fantasma che aleggiava su Vienna. Un fantasma con la maglia numero 9 dell'Inter ma senza fascia da capitano. Un fantasma con le sembianze di Mauro Icardi. A Vienna doveva esserci anche lui ma dopo il declassamento ha deciso di restare a casa, rifiutando la convocazione. A Vienna è andata lo stesso l'Inter, perché la squadra rimane e va avanti, anche senza il suo, ormai ex, capitano. Bastava e avanzava questo perché la squadra, il gruppo, desse una dimostrazione. Di forza ma soprattutto di carattere e compattezza. Perché tra i motivi del declassamento di Icardi c'è anche, o soprattutto, il fastidio del gruppo alle continue invasioni di campo della moglie-manager Wanda che ha di fatto escluso Mauro dai buoni rapporti di spogliatoio. Prima che con quel «no» si escludesse da solo. Serviva una risposta dunque e la risposta è arrivata. Almeno in parte, perché il Rapid Vienna si è dimostrato davvero poca cosa e non è stato certo un test del tutto attendibile. Ma il rischio di sbandare c'era e l'Inter, comunque lo ha evitato. È arrivata una vittoria, seppur risicata e un po' sofferta, che per le sue coincidenze chiama in causa anche il grande assente.
Coincidenze, non del tutto casuali, perché a decidere la sfida di Vienna è stato Lautaro Martinez, amico e connazionale di Icardi, ma che ha preso il posto di Mauro al centro dell'attacco nerazzurro. E perché a sigillare la vittoria è stato Samir Handanovic, con una parata tutto istinto e tecnica al 20' del secondo tempo. Proprio lui, che ha seppur involontariamente sfilato la fascia da capitano dal braccio di Icardi. Due protagonisti che hanno avuto un ruolo decisivo per cacciare via, almeno per una notte, il fantasma con la maglia numero nove. Loro decisivi, nel mezzo una prestazione non certo da stropicciarsi gli occhi ma in linea con quella di Parma, dove in molti nell'Inter hanno dato segnali di risveglio importanti. Su tutti Perisic, autore di alcune sgroppate vecchio stile, e Nainggolan, molto più nel vivo del gioco rispetto a un avvio di stagione col freno a mano tirato. A far la differenza soprattutto gli atteggiamenti, la leadership e la voglia di stare al centro del gioco. Una risposta al clima teso? Può darsi.
Certo a quest'Inter, che ha sfiorato il gol in un altro paio di occasioni, con il «Toro» Martinez e proprio con Nainggolan, serviranno test più probanti per valutare la reazione all'assenza di Icardi. E già domenica, a san Siro contro la Sampdoria, quando il numero 9 dovrebbe essere ancora assente (ieri ha postato sui social una foto mentre fa terapie, tra l'altro) potranno arrivare risposte più attendibili.
Intanto però, era importante non fare passi falsi in una competizione come l'Europa League che è sì di consolazione rispetto alla Champions ma in cui i nerazzurri possono recitare un ruolo da protagonisti. Con l'1 a 0 di Vienna la qualificazione è ipotecata e i fantasmi allontanati. Almeno per una notte.
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