E se questo Carlos Bacca fosse meglio del connazionale Jackson Martinez? Il quesito, spontaneo, è sorto nelle pieghe del secondo mezzo derby d'estate con l'Inter e quelle due perle lucidate dal colombiano (un assist con i giri contati per Bertolacci libero sul secondo palo, un dribbling in velocità lasciando secco in area Miranda con successivo tiro lento ma angolato per sorprendere Handanovic) arrivato da non più di tre settimane e accreditato, parole di Sinisa Mihajlovic, «del 50% della sua forma migliore».
Non è il primo caso di seconda scelta che alla fine si trasforma in un autentico colpo di fortuna. Dalle parti di Milanello era già puntualmente accaduto con Suazo, conteso all'Inter in un braccio di ferro che fece cronaca e storia di calcio-mercato. Appena la freccia honduregna del Cagliari (15 milioni il costo dell'operazione) si vestì di neroazzurro, Galliani e Braida ebbero a disposizione il gruzzolo per piombare in Brasile e soffiare alla concorrenza Alexandre Pato, mica uno qualsiasi, il giovanissimo Papero. Bacca. Semplicemente Carlos per il presidente Berlusconi, si è presentato così: primo gol della sua recentissima carriera rossonera all'Inter con successivo rito propiziatorio (s'inginocchia e rivolge il capo al cielo per ringraziare di una guarigione) che ricorda molto la fede, la fede e basta, oltre che la preghiera di un altro fuoriclasse passato dalle parti di San Siro (Kakà).
Carlos è arrivato al Milan da giovanotto maturo, 28 anni fino al prossimo mese di settembre, moglie e due figli, alle spalle una carriera semi-anonima fino allo sbarco in Europa con il Bruges prima e col Siviglia poi. Già perché proprio i due anni vissuti in Spagna, presso il collegio di Unai Emery, il tecnico che prima di Inzaghi fu corteggiato per guidare il Milan l'anno scorso, l'hanno forgiato. E le cifre sono lì a rendere inutile ogni dibattito: 49 gol in 108 presenze, quasi un gol ogni due, senza contare i 14 sigilli in Europa league che hanno contribuito in modo decisivo al successo finale nelle due edizioni della coppa. Solo in nazionale, dove pure è in celebre compagnia (Falcao, James Rodriguez, Cuadrado), è riuscito a fare meno: 7 reti nelle 20 presenze collezionate procurando più di una esclusione proprio a Jackson Martinez.
Dalle sue parti lo hanno ribattezzato «el peluca», tradotto «il parrucca» per via di quella capigliatura che sembra una striscia di moquette stesa sulla testa eppure non è quella la sua caratteristica principale. Semmai il dribbling in velocità di cui ha dato prova proprio a Reggio Emilia nel trofeo Tim e in qualche spezzone della tourneè in Cina, onorato con una sequenza di scatti che han fatto pensare al suo modello dichiarato, il primo Ronaldo, Ronnie detto il fenomeno che viaggiava a cento all'ora seminando birilli. Nessun accostamento, per carità altrimenti la querela sarebbe inevitabile ma qualche affinità elettiva sì, specie in quelli, come Zapata, che l'hanno visto e frequentato da quando era ragazzo, in Colombia, e viaggiava sui bus tra Puerto Colombia, il «pueblo» dove è nato, e Barranquilla, per aiutare suo padre che di mestiere faceva il controllore. Già proprio da Zapata che dal Milan è stato consultato durante la coppa America, quando Jackson Martinez cambiò direzione e invece di aspettare le visite mediche del Milan, si promise al Porto, arrivò il suggerimento giusto. «Prendete Bacca, non ve ne pentirete» spiegò e l'affare (tra l'altro con un bel risparmio di 5 milioni di euro) fu concluso al volo con il Siviglia. A Milanello Bacca è arrivato in punta di piedi e colto al volo la missione affidata alla squadra e a lui stesso.
Che non è certo quella di far dimenticare lo smacco del calcio-mercato ma di contribuire, e subito, al rilancio del club alimentato da una generosa iniezione di milioni (83 milioni fin qui) nell'attesa di altri due puntelli (Ibrahimovic e Witsel) che potrebbero arrivare nell'ultima settimana di agosto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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