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Gli Eagles di Philadelphia battono i Patriots e portano a casa il Super Bowl

Gli Eagles di Philadelphia sgambettano i campioni in carica (New England Patriots) e portano a casa il 52° Super Bowl con il punteggio di 41-33

Gli Eagles di Philadelphia battono i Patriots e portano a casa il Super Bowl

L'America si tinge di verde e bianco, i colori delle aquile di Philadelphia, che a sorpresa hanno vinto il Super Bowl battendo i New England Patriots, grandi favoriti. La finale, disputata al Bank Stadium di Minneapolis (Minnesota), si è conclusa 41-33 per gli Eagles. Grande partita el mitico Tom Brady, quarantenne quarterback dei Patriots, che più di una volta ha recuperato durante la partita, fino a portare i suoi persino in vantaggio, nell'ultimo quarto, per 33-32. Ma quando l'ennesimo capolavoro sembrava fatto, e la storia ancora una volta segnata dal campione, gli Eagles sono tornati avanti per 38 a 33 grazie a un touchdown di Ertz, lanciato in end zone dallo splendido Nick Foles (tre touchdown e 400 yards lanciate nella partita) e subito dopo Brady ha perso il pallone del drive decisivo che gli è stato strappato dalle mani da Graham per uno storico "fumble". La partita è finita lì con un ultimo field goal di Philadelphia che ha fissato il punteggio sul 41-33. Trionfo e città in festa a Philadelphia che trionfa per la prima volta nell'evento sportivo più importante degli Stati Uniti e tiene incollati davanti alla tv, ogni anni, milioni e milioni di appassionati.

Un grande evento mediatico

C'era un po' di tutto negli spot che hanno intervallato la finale. Il movimento #MeToo contro le molestie alle donne e l’opposizione a Donald Trump sono stati i temi più gettonati negli stacchi pubblicitari del Super Bowl. Ogni anno, la finale del campionato di football americano della NFL è un’occasione in cui le grandi aziende si distinguono. Per la 52^ edizione del Super Bowl gli inserzionisti hanno investito 420 milioni di dollari, più di 5 milioni ogni 30 secondi (l’87% in più di quanto si spendeva 10 anni fa). E se nel 2017, pochi giorni dopo la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, molti avevano giocato la carta politica, in un’atmosfera molto tesa, quest’anno molti spot si sono ispirati al movimento nato dall’affaire Weinstein. Chiaramente riecheggiante i temi di #MeToo, lo spot di T-Mobile, con lo slogan "Il cambiamento comincia ora" su uno sfondo rosa: "Vieni al mondo con la mente aperta e l’istinto che siamo uguali", si sente una voce di donna, rivolta ai bambini, ovviamente di varie etnie. "Alcune persone possono vedere le tue differenze e sentirsi minacciate", continua la voce, "ma tu sei inarrestabile". "Ti piacerà chi vuoi, chiederai la stessa paga, non lascerai che sia il luogo da dove arrivi a determinare dove andrai". Nello spot di Toyota un rabbino carica sul suo pick-up, gli amici, un pastore protestante, l’imam e un monaco buddista e va a vedere la partita di calcio. "Siamo tutti una squadra", recita lo slogan in evidente opposizione le politiche del presidente che stigmatizza continuamente le tensioni tra fedi ed etnie.

Fca Usa ha lanciato i suoi ultimi tre modelli di auto con ben cinque spot, uno dei quali aveva come voce fuori campo il discorso di Martin Luther King del 4 febbraio 1968.

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