Della malinconica notte juventina di Doha è rimasta un'immagine simbolica, ripresa dall'immancabile cellulare: Max Allegri, infuriato, che si sfoga con Marotta e Paratici facendo gesti verso il campo e una frase dal sen sfuggita («li prenderei a calci»). Chi erano gli juventini sotto accusa? L'interrogativo ha trovato risposte nelle ore successive quando il gruppo si è sciolto e il tecnico si è rifugiato, isolandosi, nella sua Livorno prima di una breve vacanza. È stato sufficiente riflettere sui cambi delle ultime due sfide per cogliere la legittima insoddisfazione di Allegri, Roma e Milan dunque le partite finite sotto la sua lente d'ingrandimento. Il primo della lista è Cuadrado entrato nell'ultima di campionato al 6' della ripresa senza riuscire a dare un contributo positivo alla gestione del successo, rimasto in bilico fino in fondo nonostante la Roma fosse rimasta a secco di occasioni e in particolare di tiri in porta. Gli altri sono Evra e Lemina, intervenuti a Doha per gli infortuni di Alex Sandro (primo tempo) e Sturaro (ripresa) più Dybala scaldato e spedito nella fase decisiva della supercoppa per prendere il posto del deludente Pjanic. È stata quella la risposta plastica del tecnico alle accuse, provenienti dalle legioni di tifosi bianconeri, di essere senza coraggio. Sul web gli è stata addirittura rinfacciata spesso la definizione che diede Tevez infastidito da un cambio («cagon»). Allegri ha provato a vincere e l'ha fatto con tutta l'artiglieria a disposizione, Dybala dietro Mandzukic e Higuain: altro che pavido. Sul francesino il tecnico è pronto a sorvolare: è ancora molto acerbo per pretendere un inserimento veloce ed efficace nella zona di Sturaro fondamentale nel primo tempo nel cogliere scoperto il fianco sinistro di Montella.
Su Evra e Dybala invece no. Uno ha esperienza internazionale, l'altro è il progetto di fuoriclasse costato una fortuna. Il primo ha ingigantito la perfomance di Suso senza mai riuscire a limitarlo, anzi esaltandone i dribbling, gli assist e nemmeno gli interventi a sostegno di Lemina e qualche volta di Chiellini hanno sbarrato il passo allo scatenato spagnolo. Solo nel secondo supplementare Evra ha trovato gamba e coraggio per uscire dalla garitta e tentare qualche blitz. L'argentino è entrato con la faccia del primo attore che si sente trascurato dal copione. Ha perso un bel numero di palloni a metà campo, ha fallito il match-point nei supplementari e si è fatto ipnotizzare da Donnarumma sul rigore decisivo. Se sei cambi, in 180 minuti, non sono riusciti a modificare il corso degli eventi, non è più una questione tecnica o fisica, è qualcosa che ha a che vedere con la testa degli interessati. Anche perché in una precedente occasione, il derby col Toro, proprio l'ingresso di Pjanic e Dybala contribuì a ribaltare risultato e valori fino a quel punto espressi in campo.
Perciò Allegri si è sfogato, come mai
gli era successo in pubblico, con Marotta e Paratici. Ai quali, prima di volare verso casa, ha aggiunto l'ultima confessione: «A un certo punto mi ero augurato che il Milan facesse gol per sperare in una reazione da Juve».
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