Torino A esaminare le statistiche di presentazione di una classica come Juve-Milan, c'è da strabuzzare gli occhi o quasi. Perché, al di là di quanto sta accadendo in questa prima fase di stagione, la nota che impressiona più di tutte è data dal fatto che i rossoneri non vincono a Torino dal 5 marzo 2011: lo Stadium doveva ancora essere inaugurato e a realizzare il gol della vittoria era stato Gattuso. In pratica, un'era calcistica fa. Stasera, chissà: Signora comunque lanciatissima, al di la dei tanti successi acchiappati per la coda, Diavolo inceppatosi più volte e dopo il cambio di allenatore capace di conquistare quattro punti in altrettanti impegni. La svolta tanto agognata non c'è insomma ancora stata, pur se tanti giocatori (non Kessié, escluso dalla lista convocati per scelta tecnica) giurano che sia dietro l'angolo: «Grandi sfide equivalgono a grandi opportunità il parere di Pioli -. Dovremo giocare a testa alta, un risultato favorevole ci servirebbe tantissimo. Se vincessimo contro i bianconeri, dovremmo in ogni caso pensare subito al match contro il Napoli e avanti di questo passo». Così, almeno, ragionano le grandi squadre. Status che certamente appartiene alla Juve, per nulla intenzionata a rallentare: «Possiamo innanzi tutto migliorare dal punto di vista individuale l'idea di Sarri -. Se dovessero crescere tre o quattro singoli, ne guadagnerebbe la squadra. Abbiamo margini anche dal punto di vista tattico, perché nell'ultima partita qualche spazio di troppo l'abbiamo lasciato e qualche errore di posizione l'abbiamo commesso». Avanti, allora. Senza sottovalutare niente e nessuno, aspettando di capire (stamattina, dopo avere dormito a casa) se Ronaldo e De Ligt saranno della partita: «Il Milan è una buona squadra, in una fase non facile come quella della ricostruzione. Per quel che riguarda noi, il nostro attuale limite è anche la nostra forza: vero che non riusciamo a disintegrare le partite come i numeri farebbero presupporre, vero anche che la nostra forza è quella di cercare il successo fino all'ultimo, trovandolo spesso. Higuain? Il dente avvelenato ce l'avrà lui con il Milan, ma anche il Milan con lui. Che Gonzalo sia un ragazzo che ha bisogno di forti motivazioni per rendere al meglio è palese: lo dice la sua storia. Adesso è in un momento in cui ci sta dando tanto, ma può fare qualcosa in più nell'attaccare la porta».
Argomento quello dell'attacco costante che era caro a Silvio Berlusconi, tornato a parlare di Milan in un'intervista a Milano e finanza: «Il nostro è stato un grande amore ma, come diceva D'Annunzio, mai tornare indietro. Riaccendere un amore è come farlo con una sigaretta: il tabacco si invelenisce». Tradotto: impossibile immaginarne un ritorno in sella.
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