Ecco come «giocano» a pallone il presidente Xi e i suoi magnati

Cinzia Meoni

Con il passaggio di proprietà dell'Inter al colosso cinese Suning Holding il calcio italiano inizierà a parlerà mandarino, ma è solo l'inizio della colonizzazione che interesserà tutto il Vecchio Continente. All'orizzonte infatti si staglia l'obiettivo di Pechino di diventare, quanto prima, una superpotenza calcistica e agguantare i Mondiali del 2026.

Xi Jiping, ancora prima di assumere la guida del Paese, aveva indicato proprio lo sviluppo del calcio come uno degli obiettivi futuri del Dragone, parte integrante del nuovo sogno cinese. Il target da realizzare è quello di arrivare a 50 milioni di praticanti entro il 2020. E, pur di raggiungere simili obiettivi, non sembrano esserci limiti di spesa. I ritmi di marcia sono serrati. Il mercato è enorme e non ancora pienamente sviluppato. Certo il campionato locale sta crescendo, anche grazie ai 337 milioni di euro spesi da inizio anno per far arrivare, nelle squadre locali, fuoriclasse stranieri, ma l'obiettivo è pur sempre uno: arrivare a competere a grandi livelli in tempi brevi e l'accelerazione potrebbe arrivare proprio dalle squadre europee. Per questo, dopo Suning, a scendere direttamente in campo rilevando più o meno blasonati club europei, potrebbero arrivare ben presto altri colossi di Pechino.

Finora gli investitori cinesi si erano limitati a rilevare il controllo dei business complementari (diritti tv ad esempio), preferendo rimanere un passo indietro nei club delle prime, costose e non sempre redditizie squadre di calcio europee. Lo scorso dicembre, ad esempio, il consorzio guidato dalla banca Citic e dal venture capital China Media Capital Holdings era sì entrato nell'Olimpo del calcio, nel Football City Group (a cui fa capo, tra l'altro fa, Manchester), ma rilevando solo il 13% del capitale, seppure per 400 milioni di dollari. La stessa Wanda Group ha acquisito il 20% dell'Atletico Madrid per 45 milioni di euro, ma ha poi puntato la fiche più elevata, quella da un miliardo di euro, su Infront, società che, tra l'altro, è advisor in Italia della Lega Calcio per la vendita dei diritti Tv e che, proprio in questi giorni, registra l'arrivo alla poltrona di amministratore delegato di Infront Italia di Luigi De Siervo. A sua volta, pochi giorni fa, Shanghai Jin Xin cordata cinese formata da Everbright e da Baofeng, ha acquisito il 65% di MP&Silva valutando il gruppo, titolare tra l'altro dei diritti della Serie A, un miliardo di dollari.

Certo qualche sporadico caso di passaggio di proprietà a investitori cinesi c'era stato, ma aveva finora riguardato o squadre minori, come l'ac Pavia comprata due anni fa da una cordata guidata da Xiadong Zhu, presidente del fondo Pingy Shanghai Investment o una nobile decaduta come l'Aston Villa passata al Recon Group per 100 milioni o il Granada venduto alla Desports per 37 milioni o infine l'Espanyol. In un simile scenario, il cambio di proprietà in casa nerazzurra è emblematico e potrebbe segnare un punto di svolta, non solo in Italia.

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