Scusi la domanda brutale, Abate: ma è vero che ha pensato di lasciare il Milan dopo la partenza di Ibrahimovic?
«Mai pensato di andare via e non lo dico per comodità ma perché è la mia convinzione».
È vero che la partenza di Ibra per lei è stata una sorta di choc tecnico ed emotivo?
«Questo è vero. Anche perché ero in vacanza con lui e la sua famiglia nei giorni decisivi della trattativa e quindi ero informato minuto per minuto dell'evoluzione del caso. D'altro canto quando perdi uno così carismatico e così importante, che segna 40 gol a stagione, come fai a non avvertirne l'assenza? Adesso stiamo recuperando faticosamente nuovi equilibri. Dovremo cambiare filosofia: possiamo farcela solo come squadra, non potremo affidarci a uno solo che risolveva i problemi».
Visto che ha seguito la trattativa può confermarci il fatto che Ibra era contrario a lasciare Milanello?
«Certo e non è un segreto. Quando Ibra, nei mesi precedenti, diceva di voler concludere la carriera a Milano dichiarava il vero. E infatti ha comprato casa nel centro di Milano».
È vero che qualche suo collega non sopportava più Ibra e il suo carattere mentre ora sono in tanti a rimpiangerlo?
«Io non ho mai sentito lamenti e mi chiedo: come si fa a non rimpiangerlo? È vero, era uno che pretendeva tanto, tutto anzi, da noi e anche da se stesso, se sbagliavi un passaggio ti ammazzava e alla lunga poteva risultare pesante ma non si tirava indietro mai. Basta però parlare di Ibra, altrimenti ci facciamo male da soli».
Per tornare ad Abate, caro Abate, è vero che il suo rendimento ridotto di questa stagione è dovuto alla partenza di Ibra?
«Ho partecipato all'europeo e ho chiuso la finale con un infortunio. Poi ci sono state le vacanze: due settimane e mezzo. Non mi lamento, intendiamoci, non è questo il punto. È che appena rientrato a Milanello siamo partiti per gli Usa e ho giocato subito 40 minuti contro il Chelsea, in amichevole. Mi è mancata la preparazione, quindi. Sto cominciando a carburare da qualche giorno».
Visti i precedenti, ha voglia di giocare il prossimo derby?
«E c'è da chiederlo? Specie poi a uno, come me, che viene dal settore giovanile? È vero, i precedenti sono un disastro. Ma io mi sento responsabile del primo derby con Leonardo e di quello perso 1 a 0, palla "bucata" finita a Milito. Sono stato anche "scalognato": due volte ho sbagliato su Milito e due volte Milito ha messo la palla nell'angolino. La sento come la mia partita, avverto la responsabilità e vedo il derby come l'occasione per raddrizzare la classifica».
Dalla sua parte dovrebbe presentarsi Cassano: che rapporto aveva con Antonio, sa come affrontarlo?
«Ho lo spirito giusto e anche la carica per affrontare Cassano, state tranquilli».
Dica la verità: l'Inter è favorita a dispetto del pronostico di Stramaccioni
«Quella è scaramanzia pura. La verità documentata è la seguente: loro sono meglio in classifica e hanno raggiunto migliori risultati rispetto a noi. Noi dobbiamo recuperare».
Ma non siete diventati, al ritorno da San Pietroburgo, un'armata invincibile
«Naturalmente no. Ma non siamo nemmeno messi così male da perdere in casa contro Sampdoria e Atalanta, come ci è successo. Non siamo da scudetto ma nemmeno da retrocessione. La verità è una sola: non possiamo pensare di poter risolvere le partite come avveniva prima con il colpo di uno dei nostri. Dobbiamo farlo, soffrendo, lottando in undici».
Questo El Shaarawy è una stella o una cometa?
«Uno che al novantesimo rincorre il proprio difensore per 40 metri non può essere una cometa. E poi fin qui ha fatto tutti gol uno più bello dell'altro».
È vero che tra squadra e allenatore, a Milanello, si era creata una frattura e che poi, grazie anche all'episodio Inzaghi, si è ristabilito il feeling?
«Frattura no, mai avvertita. Con Allegri abbiamo tutti un rapporto schietto e positivo. Sulla vicenda con Inzaghi non vorrei intervenire: non è stato un episodio piacevole da commentare».
Boban ha suggerito a Pirlo di abbandonare la Nazionale per risparmiare risorse
«E Andrea non darà seguito a quel consiglio. Vuole giocare i mondiale in Brasile, altro che storie. Poi la verità è che lui fa notizia quando gioca una partita normale».
Juve padrona dello scudetto?
«È la più forte e la più completa. Solo il Napoli può darle fastidio».
Qualche rimpianto da confessare prima di chiudere?
«Ho girato troppo e a vuoto negli anni di Ancelotti allenatore prima di tornare a Milanello. A 17 anni sono andato a Napoli dove facevo il titolare, l'anno dopo a Piacenza e non giocavo mai. E pensare che nel 2003 avevo già debuttato in Champions league».
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