nostro inviato a Torino
Sei primo in classifica, con un recupero per allungare. Arrivi da una mezza impresa in Champions League con i quarti di finale anche quest'anno in saccoccia. Giochi in casa con un Udinese che non ha moltissimo da chiedere a questo campionato. Facile. Una passeggiata. Una pura formalità. Solo e soltanto sulla carta. A meno che tu non sia la Juventus. Semplicemente una squadra di livello superiore, capace non solo di vincere ma anche di evitare in scioltezza l'ostacolo che a questo giro poteva risultare più insidioso: sottovalutare la partita. Niente, nemmeno per idea.
Uno schiacciasassi questa Juve che non si ferma nemmeno per rifiatare, asfalta facile l'Udinese e si gode una serata in poltrona in modalità gufo. Perché così superiore? Non soltanto per la doppietta di Dybala, per il lusso di permettersi, con Higuain, di sbagliare un rigore. Ma per un motivo facile. Mezz'ora alla fine, sostituzione: esce Khedira, nazionale tedesco, entra Matuidi, nazionale francese. Serve altro? Del resto basta leggere la panchina di Allegri per capire perché i bianconeri possono serenamente ambire al settimo titolo consecutivo. Buffon, Benatia, Pjanic, Barzagli, Matuidi, Hoewedes, Mandzukic e Bentancur. Il più scarso è un nazionale. Un lusso per chiunque, oro per Allegri che può permettersi di fare turnover con serenità perché chi gioca fa sempre il suo e ad alti livelli. Bravo il tecnico bianconero, perché riesce sempre a tenere costantemente sulla corda tutti, a farli sentire egualmente importanti e a motivarli in modo da averli pronti quando serve. Almeno in Italia, anche se il Napoli non molla e così sarà probabilmente fino alla fine, sembra non esserci storia. In Europa, chiaro, è tutta un'altra storia, si fa tutto più difficile ma la Juve, per il momento, c'è e a pieno titolo. Logico quindi dominare l'Udinese. Anche se l'avvio è da brividi: ci vuole infatti un super Szczesny per fermare la punizione di Adnan al 2', unico vero acuto friulano in tutta la partita. Perché per il resto è un facile e comodo monologo juventino. Senza nemmeno strappare, senza strafare. Con la calma di chi sa che prima o poi il gol arriva perché di talento ce n'è tanto. E così al 20' Higuain viene steso poco fuori aerea: punizione che sa di sentenza, tutto lo Stadium ammutolisce e aspetta. Dybala fa una magia delle sue, tira a giro forte e preciso e la Juve è in vantaggio. Quasi senza colpo ferire. Massimo risultato con uno sforzo davvero minimo.
Potrebbe chiuderla già nel primo tempo la Juve ma quando al 36' Dybala arpiona una palla vagante in aerea e viuene steso da Angella, Bizzarri intuisce l'angolo di tiro di Higuain e gli respinge il rigore che tiene, teoricamente, ancora in partita l'Udinese facendo imbufalire Allegri in panchina. Doveva tirare Dybala che spiega: «È compagnerismo - coniando un nuovo termine Italo argentino - lui non aveva ancora segnato». E al mister, alla fine, va bene così. Ma poco cambia perché la Juventus non si disunisce, non si distrae, non si spegne. E dopo soli 3' della ripresa è subito raddoppio. Lancio lungo per Higuain che controlla benissimo e serve un filtrante al bacio per Dybala, ancora lui (quattro gol in nove giorni dopo quelli a Lazio e Tottenham), che di destro appoggia comodo comodo in rete. Basta e avanza questo alla Juve. Il resto del secondo tempo è pura accademia con l'Udinese praticamente mai pericolosa e la Juve che sfiora più volte il tris in contropiede.
Allegri alla vigilia aveva parlato di partita che rappresentava uno snodo per lo scudetto. «Sono contento ma non abbiamo ancora fatto niente», chiosa l'allenatore. Eh già, a fare la differenza c'è anche la fame. E a questa Juve non manca mai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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