Rino Gattuso è la prima pietra su cui Paul Singer, gran capo del fondo Elliott (valgono 35 miliardi di dollari i suoi asset), ha deciso di fondare il nuovo Milan americano. Per il tecnico calabrese, e solo per lui, considerato al momento l'unica garanzia anche per i tifosi nel giorno del raduno, sono state spese parole di elogio e di totale fiducia contenute nella nota giunta dal quartier generale del fondo nella tarda serata di martedì. Con Gattuso, è stato reso pubblico il piano industriale, limato da qualche tempo, e che prevede una prima iniezione di liquidità (50 milioni che saranno seguiti da altri due aumenti di capitale di pari ammontare) per sottrarre il club alla precarietà di cassa degli ultimi tempi. Le parole d'ordine del primo intervento pubblico di Paul Singer dunque, sintetizzate, sono state quattro: 1) puntare a traguardi ambiziosi grazie all'opera di Gattuso e del team; 2) progetto a lunga scadenza richiesto dall'esigenza di realizzare una ristrutturazione tecnica e finanziaria; 3) fede assoluta nella possibilità di creare valore al club; 4) puntare a un modello operativo nel rispetto delle regole del Financial fair play dell'Uefa. Il primo intervento pubblico del fondo, che ha tagliato la strada a Commisso, ha ricevuto una risposta velenosa da Erik Stoven, non per caso direttore sportivo dei Cosmos, club controllato dall'italo-americano. Ha twittato: «Davvero c'è qualche tifoso del Milan che crede a una sola parola di Elliott?».
Con questo piano sul tavolo, sarà fondamentale capire la catena di comando del prossimo Milan, chiamato subito a una serie di appuntamenti decisivi. In ordine di tempo il primo è il cda fissato per il pomeriggio di oggi durante il quale devono uscire di scena i rappresentanti cinesi e subentrare i quattro nuovi consiglieri indicati dalla nuova proprietà. All'ordine del giorno c'è anche la data della prossima assemblea (21 luglio) chiamata a eleggere il presidente, ruolo per il quale continua a riscuotere credito Paolo Scaroni, già consigliere in rappresentanza di Elliott e in passato presidente del Vicenza calcio. Non è un cambiamento di poco conto perché si passerebbe da un misterioso cinese arrivato a Milano tre volte e una quarta in incognito, che non parla nemmeno inglese, rimasto assente persino nelle curve più insidiose dei suoi 15 mesi vissuti al comando del Milan, a un manager, italiano, di grande esperienza internazionale che ha già frequentato il calcio.
Per sondare gli umori della nuova proprietà, ieri mattina Marco Fassone è volato a Londra. È stato un modo per capire il proprio destino e soprattutto la durata del suo mandato che può avere anche scadenze limitate al Tas di Losanna (giovedì 19 luglio) o all'assemblea del 21 quando entrerà in azione il cda di totale espressione del fondo Elliott o ancora arrivare a fine luglio. L'attuale ad ha fatto intendere di essere stato rassicurato, ma in questo momento è difficile dare credibilità alla sua posizione. Umberto Gandini, esponente di prestigio del Milan berlusconiano, ad della Roma dove ha centrato ottimi risultati operativi, è il candidato più gettonato tra i corridoi di Elliott per raccogliere l'eredità del posto che fu di Adriano Galliani. Lo stop all'ordinaria amministrazione del Milan, decretata dal cambio di proprietà, è documentato da un dettaglio: ieri a Milanello doveva essere presentato il nuovo responsabile del settore giovanile Mario Beretta che, nei piani di Mirabelli, doveva subentrare a Filippo Galli, altro esponente della vecchia e gloriosa guardia rossonera, che ha preferito le dimissioni a un incarico di facciata.
L'appuntamento è stato cancellato. Secondo Elliott anche la firma del contratto di Halilovic, il giocatore croato tesserato a costo zero nei giorni scorsi, in presenza di una clamorosa incertezza sulla governance, doveva essere congelata.
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