Eriksen "benedice" la quarantena

Il danese ha sfruttato lo stop per diventare fondamentale nell'Inter

Eriksen "benedice" la quarantena

Benedetto sia lo stop da pandemia. Almeno così sembra, guardando e giudicando quel che Christian Eriksen ha fatto a Napoli e più ancora domenica notte a San Siro. Gol, assist, corsa, tiro: il danese c'è, si vede, si sente, pesa finalmente per quel che è il suo valore, non più soltanto teorico. Giocatore di un'altra categoria, spento, inconcludente ed emarginato nei primi 40 giorni di Inter, oggi è la terza stella nel cielo dell'Inter, quella che con la sua luce può esaltare le caratteristiche delle altre due, i Gemelli ritrovati Lukaku e Martinez.

Bravo Conte a smuoversi dalle sue granitiche certezze e a lavorare nella pausa per cambiare l'Inter e adattarla alle caratteristiche dell'ultimo regalo di Marotta (e Zhang, quello che paga). Conte che a gennaio diceva «perché cambiare qualcosa che funziona?», dopo un paio di tentativi in corsa e malriusciti, ha prima teorizzato a tavolino e poi applicato sul campo l'Inter del nuovo corso. Anche perché all'improvviso la sua Inter aveva smesso di funzionare.

Dall'infortunio di Sensi, l'ultima spinta decisiva: Eriksen trequartista diventa una necessità e la logica lascia supporre che fin da domani (Inter-Sassuolo, ore 19:30, San Siro) l'intesa con Lukaku e Martinez non possa che lievitare. Peccato, a questo punto, non avere avuto il danese arruolabile al massimo delle potenzialità contro Lazio e Juventus, le sfide-scudetto perse prima dello stop e al momento decisive per stabilire le gerarchie del campionato.

«Abbiamo potuto lavorare con lui sia dal punto di vista tattico sia da quello fisico», sottolinea Conte. Perché Eriksen ricama di fioretto dietro le punte, ma gioca di spada quando c'è da lottare a centrocampo. Quel che voleva Conte, quel che serviva all'Inter. Basterà per la rincorsa? Eriksen alla domanda, post Sampdoria ha detto semplicemente «Sì!», in quell'italiano che continua a studiare e comincia a capire.

L'impresa rincorsa resta difficile e non dipenderà solo dall'Inter, anzi. Aver ritrovato insieme Eriksen e i Gemelli è però il più incoraggiante dei segnali.

Lukaku (18) e Martinez (12), in Serie A sono secondi solo alla coppia Immobile-Correa (27+7) in cui però c'è la performance del capocannoniere che dopa la media. Poi c'è il calendario: nelle prossime 7 partite l'Inter giocherà sempre contro squadre dal settimo posto in giù. All'andata mise insieme 19 punti su 21. Per sperare, dovrà ripetersi. Forse migliorarsi.

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