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Errori, fischi, e pericoli. Triste finale di un Mondiale

Il mondiale già finito, a Monza è finito di più. Questione di classifica e cose viste in pista

Errori, fischi, e pericoli. Triste finale di un Mondiale

Il mondiale già finito, a Monza è finito di più. Questione di classifica e cose viste in pista. Perché i centosedici punti di svantaggio che separano Leclerc da Verstappen sono un campionato intero da recuperare, perché a Singapore l'olandese potrebbe essere campione, perché un divario così non si era mai visto a sei Gp dalla fine, perché Monza-il-Gp non si è smentito per la noia suprema che spesso lo caratterizza e perché Monza-i-tifosi non si sono smentiti nel primo Gran premio d'Italia veramente post covid. Privati, causa risultato, dell'Inno di Mameli, hanno intonato fischi a volontà come da tradizione all'indirizzo di chi non sia di rosso o giallo vestito. Usanza volgare mediata da ben altri sport con ben altro in palio, non certo la pelle come qui dove i ragazzi corrono veloci e si meritano almeno il rispetto. Max Verstappen ha vinto e incassato con stile, come accaduto a suoi ben noti predecessori in alcuni casi poi approdati in Ferrari. Sacrosanto contrappasso del tifo, e sul tema chiedere all'espertissimo Sebastian Vettel. Il mondiale già finito, a Monza è finito di più perché chiunque abbia testa sulle spalle, occhi per vedere e memoria non può far finta di nulla di fronte a certe cose andate in scena. Come il Gp concluso con safety car e lo sconcerto di un'icona vivente del motorismo di nome Giacomo Agostini costretto a sventolare bandiera alla macchina dei commissari. Safety entrata in ritardo per la McLaren ferma a bordo pista, errore della Fia, certo, ma pur sempre a norma di regolamento e non la decisione scorretta che in simili circostanze la passata stagione ad Abu Dhabi privò Hamilton dell'ottavo mondiale. Ma peggio, molto peggio delle dormite del direttore di corsa, peggio dei fischi dei tifosi italiani, peggio di tutto è stato il trattore in contro mano per recuperare la monoposto mentre i piloti zigzagavano per scaldare le gomme. La Fia dice che era inevitabile, che l'auto era bloccata in marcia.

Come se la tragedia del povero Jules Bianchi morto sotto il caterpillar di Suzuka non avesse insegnato nulla.

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