I conti non tornano. Quest'anno come l'anno scorso. Conti di cassa e conti di campionato. Di solito paga l'allenatore. Eppure è impensabile finisca come l'anno passato: all'Inter se lo dicono come snocciolando un rosario. È convinzione, ma anche una sorta di macumba contro la malasorte calcistica. Che non è solo sfortuna, ci sono errori da mea culpa davanti ai quali non vale nascondersi o mettersi le mani in faccia. Basta un dato: quattro vittorie in quattro mesi, una al mese. Stramaccioni chiuse con cinque sconfitte, un pari e una vittoria. Mazzarri ha cominciato con un pari.
Perfino i rigori hanno tirato lo sberleffo. Così attesi e così deludente quello calciato da Milito. Il tecnico ha raccontato di aver lasciato fare ai giocatori: «Tra Palacio e Diego si sono messi d'accordo». Ma forse era meglio decidesse lui: in una stagione dove gli sbagli si pagano perfin in eccesso, nulla va lasciato al caso. Il caso sta facendo danni in abbondanza.
Erick sms Thohir l'altra sera era uscito da San Siro con la faccia di un italiano medio e tifoso dell'Inter: niente più sorrisi larghi e amichevoli, viso sempre più tirato (agli allenatori diventano anche i capelli bianchi), rabbia in corpo, depressione in agguato, magari il pensiero ai conti di cassa che non sono invitanti e alle decine di milioni che dovranno essere recuperate e spese per allestire e rinforzare la squadra del futuro. «Ancora con Mazzarri», ha ripetuto ieri il presidente che, in poche ore, ha recuperato il suo spirito. Molto meno italiano dei presidenti italiani. Detto con i partecipanti all'incontro fra lui, il tecnico, Fassone e Ausilio: rilassato, positivo, motivato, pronto al confronto e a sostenere il tecnico. Presidente e allenatore hanno parlato di rigori e rigoristi, errori e metodi di gestione. Mazzarri avrebbe rischiato una settimana di fantasmi e fantasie. Così Thohir ha messo il punto e a capo. E ha spiegato: «L'incontro era già in programma prima del mio arrivo, ne avremo un altro a fine aprile, uno a metà maggio, per preparare la prossima stagione. Incontri che abbiamo sempre, magari in Italia non siete abituati, ma io sì. Il rapporto professionale con Mazzarri continuerà la prossima stagione, ma è molto importante prepararla. Naturalmente prenderemo dei giocatori, saranno giocatori con la nostra stessa visione delle cose. I nomi già li sapete».
Dietro il sorriso i soliti nomi: Torres, Dzeko, Morata, Obi Mikel, Javi Garcia e il brasiliano Nilton: in questo momento in pole position per rinforzare il centrocampo. Alcuni sembrano improponibili per gli ingaggi, ma l'Inter dovrà inventarsi qualcosa per completare una squadra che in almeno 6-8 giocatori è già solida. Ecco spiegata la conferma dell'allenatore, dichiarazione dopo dichiarazione. O Mazzarri sceglierà di farsi da parte, nel caso intuisse problemi anche per il futuro. O Thohir non può permettersi di stipendiare un terzo tecnico nella prossima stagione (Mazarri, Stramaccioni e reciproci staff costeranno 13,5 milioni anche il prossimo anno). Meglio conservare il gruzzolo per buoni giocatori.
La filosofia di Thohir ormai è quella dell'eterna domanda: rido o piango? Ieri lo ha ripetuto, dopo aver pensato al rigore mancato e ai punti buttati. «Lo dicevo già, ci sono volte in cui non sai se ridere o piangere. La serie A comporta molta drammaticità, è una competizione dura, ma sono certo che se andremo avanti a lavorare, a concentrarci, a riesaminare e limare le situazioni, otterremo dei buoni risultati». Ed è ripartito per Giacarta, lasciando in dote una battuta: «Credo che le prossime sei partite saranno emozionanti».
Resta l'Inter, che ha scoperto di avere un bomber vero in quel Maurito Bobo Icardi. Basta credergli.
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