Mentre suonano le sirene, in giornate dove ti senti prigioniero impotente, ecco una luce in fondo alla strada. La federazione europea ha deciso di assegnare a Roma, all'Italia, l'organizzazione degli europei del 2024. Battere 14 a 2 i polacchi di Katowice non sembrava difficile se sul tavolo potevi mettere una gara di getto del peso al Colosseo, le mezze maratone da far partire in piazza San Pietro, con l'Arco di Costantino come teatro per le prove di marcia. Così è stato ed è l'ultimo regalo del presidente uscente Giomi al suo successore, anche se soltanto il vicepresidente attuale Parrinello e Stefano Mei, oro europeo sui 10000 nella tripletta italiana a Stoccarda, appoggiavano la candidatura, mentre il terzo, l'ex segretario del Coni Roberto Fabbricini pensava che la spesa, l'impegno, potessero soffocare iniziative per lui più importanti. Gli elettori decideranno, ma dobbiamo dire che questa vendemmia italiana per grandi manifestazioni, dalla Ryder cup per il golf, con il nuoto sempre pronto a servire il movimento nelle meraviglie romane, certo ci consola dopo aver abbandonato la candidatura olimpica romana quando sembravamo ben messi rispetto alla concorrenza.
Certo anche l'europeo di atletica costerà abbastanza, ma gli organizzatori si sono già assicurati per avere dal Governo, dalla Regione, dallo stesso Comune che respinse Malagò e i giochi romani metà dei 31 milioni previsti di spesa. Anche su questo si discuterà, così come, giustamente, si polemizzerà dicendo che l'Europeo potrebbe passare in secondo piano visto che andrà in scena all'Olimpico e ai Marmi nell'anno delle olimpiadi assegnate a Parigi per il 2024, proprio quelle che volevamo noi.
Chi non cambia mai idea, diceva un saggio Churchill, non cambia mai niente. Meglio così per un atletica italiana che adesso sembra davvero rivitalizzata da una nuova generazione, da Tortu a Scotti, da Fabbri a Crippa e Larissa Iapichino. Giomi, andandosene, ha detto vi lascio un'atletica viva, dai 38 ammessi ai Giochi del 2012 ora ci sono già 69 qualificati per quelli che Tokio spera di organizzare l'anno prossimo e magari Tamberi potrebbe l'unico italiano a prendersi l'oro lasciato per infortunio alla viglia di Rio.
Speranze, ne abbiamo bisogno, ricordando che le edizioni degli europei a Torino nel 1934, a Roma quarant'anni dopo, i giochi di Roma del 1960, furono davvero importanti per far vivere uno sport che in Italia deve ancora fare a meno dell'aiuto della
scuola. Difficile ragionare con le mascherine, in un momento dove del domani non esiste certezza. Come per il francobollo che ricorda il Mennea vincitore olimpico speriamo di poter mandare all'Europa un messaggio di rinascita.
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