Dopo 68 giorni torna la Champions League e lo fa in grande stile, con degli ottavi di finale che mettono insieme la crema del calcio europeo. Poche le sorprese dopo la fase a gironi: basti pensare che dei 16 club sopravvissuti solo cinque non compaiono nella top 20 dei più ricchi del continente. O almeno, di quelli che spendono di più per gli stipendi dei giocatori. Ma c'è anche un altro dato interessante, e cioè che tra le cinque outsiders - Napoli, Porto, Siviglia, Bayer Leverkusen e Monaco - due figurano in un altro elenco, quello delle società che spendono meglio i loro soldi. Si tratta di una classifica stilata dalla KPMG, uno dei colossi mondiali in materia di revisione contabile, e pubblicata dal Financial Times. Partendo dall'assunto che il miglior indice di predizione dei risultati di una squadra è rappresentato dal monte ingaggi, lo studio ha analizzato i bilanci di 69 club europei in un arco di tempo che va dal 2011 al 2015 e ha incrociato i dati relativi alla spesa per i salari con i piazzamenti ottenuti in quelle stagioni.
Ad aggiudicarsi la palma di «club più intelligente d'Europa» è stato l'Atletico Madrid, che nonostante un fatturato molto inferiore a quello del Real, del Barcellona e delle altre «big» europee è riuscito a competere portando a casa l'Europa League 2011-12, la Supercoppa Europea 2012 e la Liga 2013-14; più un paio di finali di Champions (anche se la seconda ricade fuori dal periodo considerato). Due i segreti dei «materassai» spagnoli: la grande abilità nella compravendita di giocatori e la guida tecnica di Diego Simeone. Osservando la top 15 delle società più virtuose salta all'occhio che la metà sono italiane: Napoli (sesto), Udinese (ottava) e Lazio (nona) sono addirittura tra le prime dieci, segno che dopo gli anni delle vacche grasse anche i nostri dirigenti hanno imparato a destreggiarsi con le risorse attuali. Alcuni. Altri invece devono ancora migliorare, se è vero che pure tra le 15 squadre che spendono peggio la metà sono italiane: al terzultimo e quart'ultimo posto spiccano i nomi di Milan e Inter, che in effetti nelle ultime stagioni hanno ottenuto risultati molto al di sotto delle predizioni basate sulle rispettive masse salariali. Se consideriamo solo la dimensione del fatturato i club più ricchi d'Europa sono quelli inglesi, che in questa speciale classifica occupano 11 delle prime 20 posizioni. E la forbice col resto del continente continua ad allargarsi: ognuna delle 14 società di Premier League prese in esame dallo studio del Financial Times ha avuto ricavi in aumento tra il 2012 e il 2015, mentre uno su tre degli altri club europei li ha avuti in flessione. Oltretutto in questa stagione la Premier beneficerà di un nuovo contratto con Sky e BT da 5,1 miliardi di sterline, e altri 3 miliardi arriveranno dalla vendita dei diritti all'estero.
Nonostante questa grande disponibilità finanziaria, però, le inglesi continuano a deludere in Champions. Dopo la vittoria del Chelsea nel 2012, nelle ultime quattro edizioni solo due volte sono riusciti a raggiungere le semifinali. I motivi? Sicuramente ce n'è uno tecnico che spesso ha penalizzato anche la nazionale, e cioè che in Inghilterra il calendario è ancora più fitto che altrove, ma secondo alcuni analisti dipende dal fatto che ormai i ricavi della Premier non hanno più nulla da invidiare a quelli della Champions al punto che vincere in patria potrebbe essere perfino più remunerativo.
Sta al City di Guardiola, all'Arsenal di Wenger e al Leicester di Ranieri smentire questa insinuazione, mentre colpisce l'assenza di altri tre club d'oltremanica: il Chelsea e il Liverpool, rispettivamente quinto e decimo nella classifica dei più ricchi d'Europa, e soprattutto il Manchester United che attualmente paga il monte ingaggi più alto della storia del calcio (in media oltre 6,5 milioni di euro all'anno a giocatore). Segno che i quattrini da soli non bastano, ci vuole pure l'ingegno. E noi da questo punto di vista siamo messi bene: perché oltre al Napoli nella lista dei club più intelligenti c'è pure la Juve.
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