Calcio e basket, com'è triste ospitare le finali degli altri

Oggi a Torino Siviglia-Benfica di Europa League. Bianconeri ko all'ultimo Come l'Olimpia. E i tifosi ora stanno a guardare... Nel week end a Milano le Final Four di Eurolega

Calcio e basket, com'è triste ospitare le finali degli altri

L'Europa dello sport viene a trovarci per due finali organizzate proprio dall'Italia, ma a noi non resta che asciugare le lacrime della sconfitta con la bandiera che a qualche pigmeo serve soltanto per soffiarsi il naso. È davvero amaro guardare la felicità con gli occhi degli altri.

Volevamo vedere oggi a Torino la Juventus, nello stadio del suo trionfo tricolore con record di punti, e invece la seconda coppa europea se la giocheranno il Siviglia e questo Benfica Lisbona che ancora combatte contro la maledizione di Bela Guttman, ex allenatore dei lusitani, ma anche del Milan, ma intanto ha eliminato la più bella delle squadre italiane già messa fuori dalla Champions nella neve di Istanbul.

Avremmo desiderato tanto, per il basket italiano appena decapitato e messo in manette, una finale di eurolega al Forum con l'Emporio Armani, invece alla fine di questa settimana, fra venerdì e domenica, saranno altri a giocarsi il titolo e davvero fa malissimo vedere sfidare il Cska dell'italiano Ettore Messina, un gigante, dieci finali europee, 4 coppe vinte, tanti titoli e premi, dal Maccabi Tel Aviv, società gloriosa che però pensavamo, ne siamo ancora convinti, inferiore a Milano, anche se ha eliminato la nostra squadra dominatrice del campionato, 19 vittorie consecutive nel torneo che a metà giugno dovrebbe comunque vincere.

Presentavamo, oltre alla fantasia organizzativa che non manca mai, spesso, anzi, ci spinge ad esagerare come direbbero gli osservatori esterni dell'Expo milanese, le due società che hanno vinto più scudetti sotto questo sole malato: trenta o trentadue, fate voi, la Juventus, ben 25 l'Olimpia inventata da Adolfo Bongocelli e sublimata dall'indimenticabile Cesare Rubini prima di Peterson.

I bianconeri sembravano pronti al grande salto, non vinci tre titoli consecutivi per caso, ma è andata male. Per l'Emporio era proprio questa la stagione della grande purificazione, dopo aver avuto da Siena le chiavi e i giocatori per dominare nel regno dei canestri. Serviva una squadra italiana nelle finali europee da cui manchiamo ormai da troppo tempo, ma è andata male e resterà ora soltanto la ricca consolazione di riprendersi un titolo che a Milano manca dal 1996, così come mancava il primo posto in classifica dai tempi in cui allenava Mike D'Antoni che sul campo si era preso tutti i trofei possibili, ma non lo scudetto, andato a Caserta in quel 1991.

Dolorose riflessioni fra banane, cori bestiali, litigi e vendette di strada che spiegano tutto, proprio quando le finali arrivano nei due posti dove sembrava sorta la nuova alba: lo Juventus Stadium è l'unico impianto di nuova generazione che non ha mai avuto un seggiolino vuoto; al Forum di Assago, seppure fuori di mano nella città a vocazione europea che non ha mai ricostruito il suo palazzo caduto sotto la neve, che è a livello terzomondista come impianti per nuoto, atletica e sport al coperto, l'Emporio ha portato spesso più di diecimila persone, una media di oltre settemila fra campionato e coppa, soprattutto nella seconda fase, quella dei sogni e delle illusioni.

Non ci resta che restare seduti a guardare gli altri che cercano la loro felicità sportiva. Per gli spagnoli l'Italia apparirà come terra benedetta visto che portano nella finale del calcio il Siviglia e in quella del basket le sue corazzate più vincenti, il Real Madrid che contro il Barcellona ha scelto il Forum per un ennesimo capitolo del grande classico.
Ci hanno negato persino gli arbitri per dirigere queste finali.

Un segnale anche questo? Ma se nel calcio si può anche capire, la lista dei fischietti d'oro è lunghissima, nel basket eravamo convinti che almeno Lamonica, il numero uno dei nostri direttori di gara che l'anno scorso era alle finali di Londra con il collega Cerebuch, potesse far parte degli otto designati, considerando che la presenza delle spagnole escludeva quelli più bravi ed utilizzati nella stagione.

Pazienza. Per noi soltanto posti in piedi, ma fuori.

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