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Ex portiere Sereni, prosciolto dalle accuse di molestie alla sua bambina

Il gip di Torino ha disposto l'archiviazione del procedimento. Sereni era stato condannato in primo grado dal tribunale di Tempio Pausania

Ex portiere Sereni, prosciolto dalle accuse di molestie alla sua bambina

L'ex portiere di Serie A Matteo Sereni è stato prosciolto dalle accuse di violenza sessuale sui minori.

Dopo una lunga battaglia legale, durata quasi nove anni finisce un vero incubo per l'ex portiere Sereni, protagonista del campionato italiano con le maglie di Sampdoria, Lazio e Torino. Il gip Francesca Firrao del tribunale di Torino ha infatti disposto l'archiviazione del procedimento.

Tutto era nato nel novembre 2011 con la denuncia dell'ex moglie Silvia Santoro dopo una turbolenta separazione tra i due, periodo durante il quale all'ex giocatore non era consentito vedere i due figli. Dopo una condanna in primo grado a 3 anni e sei mesi di reclusione e alla perdita della patria potestà per abusi su minori da parte del tribunale di Tempio Pausania c’era stata la sentenza della corte d’Appello di Sassari, che aveva annullato la pronuncia del gup e spedito gli atti a Torino, per competenza territoriale. Qui il pubblico ministero, Giulia Marchetti, ha chiesto l’archiviazione delle accuse per il calciatore che, secondo la ricostruzione del primo pubblico ministero, aveva molestato la figlia di quattro anni. Il gip di Torino, Francesca Firrao, ha accolto la richiesta ed è ora ufficiale l'archiviazione definitiva del caso. Insomma Sereni è stato prosciolto da indagato mentre secondo la procedura la richiesta di rinvio a giudizio l’avrebbe reso imputato.

La giudice ha accolto la tesi dei difensori del calciatore, gli avvocati Michele Galasso e Giacomo Francini, secondo i quali i minori "sono stati per lungo tempo e reiteratamente interrogati con modalità inappropriate e potenzialmente suggestive di falsi ricordi dalla moglie separata Silvia Cantoro, dalla suocera Franceschina Mulargia e dai consulenti tecnici in ambito civile e penale". Nell'ordinanza del tribunale si fa presente che "quasi tutti i magistrati che si sono occupati della vicenda hanno evidenziato che i minori sono stati in più occasioni sentiti con modalità inappropriate". ''Non v’è dubbio infatti — scrive il giudice — che in materia di minori, il problema non sia tanto e solo la capacità di riferire ciò cui hanno assistito, ma proprio la formazione del ricordo, ben potendoci essere dei falsi ricordi determinati dal racconto dell’evento ricevuto nel tempo dagli adulti di riferimento, dalla qualità e aspettative di chi pone la domanda, dalla relazione che lega l’adulto e il minore''. Un incubo lungo oltre nove anni forse è finito.

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