Una vera buffonata. Non ci sono altre parole per descrivere quello che ha combinato la Formula 1 in Belgio. Dopo tre ore di attesa si è deciso di far partire la gara dietro Safety Car per esporre la bandiera rossa appena conclusi i due giri che hanno consentito di assegnare metà punti ai primi 10 classificati. Una scelta incomprensibile che premia chi ha fatto bene in qualifica e potrebbe falsare il campionato con Verstappen che recupera su Hamilton, ma non quanto avrebbe voluto. Michael Masi, il direttore di corsa, probabilmente dopo essersi consultato con qualcuno che conta più di lui, ha inanellato una serie di decisioni sbagliate. Sabato non ha interrotto le prove fino all'incidente di Norris, nonostante la richiesta pubblica via radio di Sebastian Vettel. Ieri ha bloccato la partenza a due minuti dal via, poi rinvio dopo rinvio, ha messo in scena il peggior spettacolo che la Formula potesse offrire.
Verstappen avrebbe voluto correre. Ma lui era davanti a tutti, aveva una visibilità certamente diversa dagli altri. Hamilton ha confermato che era troppo pericoloso gareggiare. Poi ha attaccato: «I due giri? Questione di soldi. Qui tutti li prendono e credo che anche i fan dovrebbero riavere i loro, visto che non hanno visto ciò per cui avevano pagato. Non è stato di certo un gp. Penso che il nostro sport abbia fatto una scelta infelice, c'è solo una ragione per cui ci hanno mandato fuori, e questo mi fa sentir male per i fan». Antonio Giovinazzi ha sintetizzato l'umore dei piloti con una frase che dice tutto: «Coraggiosi sì, stupidi no». La Formula 1 non potrà mai essere uno sport sicuro, ma non può neppure diventare un giro di roulette russa con i piloti mandati in pista senza visibilità e l'altissimo rischio di finire in aquaplaning. Non correre può avere un senso per come viene gestito oggi questo sport. Ma era meglio annullare il gran premio che mettere in scena la buffonata dei due giri dietro Safety Car per assegnare una vittoria dimezzata. Certo ci saranno state le pressioni di chi lotta per il campionato (Max ha comunque recuperato su Hamilton) o di chi non sarebbe mai salito sul podio alla fine di una gara vera come George Russell e la Williams. Ma davvero se non c'erano le condizioni per correre, la sceneggiata mandata in onda, con tanto di podio, spumante, inni e coriandoli potevano evitarcela.
C'era una volta la Formula 1 che scriveva pagine leggendarie sulle imprese sotto la pioggia dei suoi eroi. Ci sono tati gran premi corsi in condizioni decisamente peggiori di quelle viste in Belgio.
I primi tre che mi vengono in pista sono il Giappone 1976 che costò il mondiale a Lauda; Montecarlo 1984 quando fu scippata la vittoria a Senna interrompendo la gara a metà una decisione che costà il titolo a Prost vincitore a metà; Belgio 1998 quando Schumacher lasciò il titolo per aver tamponato Coulthard nascosto da una nuvola d'acqua. Sono imprese che non vedremo più? Chissà. Oggi si cerca di ridurre i rischi al minimo per evitare tragedie come quelle di Jules Bianchi. È giusto. Ma è assurdo assegnare dei punti in questo modo. Un orrore.
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