Dalla F1 al Tour, i ritardi maledetti

Dice un saggio africano che facendo i salti mortali non ci si libera dalle pulci. Qualche volta, però, capita che se hai la pazienza di aspettare, le pulci se ne vanno lo stesso. Succede nella vita, nello sport quando vuoi un un risultato, il successo che manca da troppo tempo.
Sembra di vivere nella maledizione come diceva Hornby nel suo libro "Febbre a 90", la storia della quasi impossibile rimonta dell'Arsenal sul Liverpool nel calcio inglese. A proposito di britannici guardate cosa è accaduto in un mese a Andy Murray: ha vinto l'oro olimpico sul centrale di Wimbledon, un panno fresco sulla maledizione che dal 1936, quando vinse Perry, nega un successo british nel torneo più prestigioso, poi è andato a prendersi l'Open degli Stati Uniti dopo 76 anni di attesa dei sudditi britannici in un torneo del grande slam.
Dicono che la pazienza è un'eroica virtù perché non ha niente di eroico, ma serve per resistere se hai la febbre del successo come potrebbero spiegare i giocatori di baseball dei Boston Red Sox che hanno conquistato le World Series dopo 86 anni incartando la maledizione di Babe Ruth. Pensate alle smanie della Ferrari che ha dovuto aspettare 21 anni per trovare in Schumacher il successore di Scheckter sul trono mondiale e adesso resta soltanto da battere la maledizione per un pilota italiano campione in Formula uno, l'ultimo fu Ascari nel 1953.
Una crisi di astinenza che ha fatto piangere i brasiliani fino al 1958, anno del loro primo titolo nel calcio dove continuano a portarsi dietro la maledizione delle Olimpiadi che scappano sempre via come nella finale di quest'anno col Messico. Oppure ricordate le meste telecronache sulla Sanremo che ha dovuto aspettare un italiano per 17 anni: da Loretto Petrucci '53 al Dancelli del 1970?
Febbre che ti sfianca se pensi all'Italia del volley, con la squadra del secolo che ha avuto tutto ma non le Olimpiadi, alla Francia che venera il rugby ma non ha ancora vinto un mondiale. Ma ci sono tanti altri che ancora cercano la camicia, le scarpe, la maglia e i calzini giusti per sconfiggere la grande maledizione. Dan Peterson negherà di soffrire per i Cubs di baseball, ma anche lui aspetta un successo della sua Chicago che manca da 104 anni. Tutte le volte che c'è la discesa libera alle Olimpiadi sogni un italiano al primo posto: sono 60 anni, dalla picchiata di Zeno Colò, che il titolo sfugge, così come manca la coppa del mondo che per l'ultima volta fu alzata da Tomba nel 1995 quando ogni tanto tirava i trofei sui fotografi.
Nel basket la Milano che tifa Olimpia aspetta dal 1996, mentre New York non vede vincere i Knicks dal 1973. Astineneze dolorose come quelle dei francesi che nel loro Tour non possono accalamare un campione di casa dal 1985 quando la grand boucle fu dominata da Hinault.


Nel prossimo mondiale di ciclismo i belgi puntano su Gilbert per togliersi l'attesa con la stessa felicità che ha tolto la cuffia ai contradaioli del Valdimontone nel Palio che non vincevano da 22 anni e hanno avuto bisogno di un cavallo che si chiama Specialista per vincere la maledizione.

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