Forse è stato il cambio della guardia, come quel giorno del 2001 nel quale uno sbarbato con i capelli lunghi battè a Wimbledon Pete Sampras e cominciò la scalata all'Olimpo. Ieri a Melbourne lo sbarbato di allora aveva tante rughe in più sul viso affranto, mentre quello di oggi sembrava davvero il nuovo dio del tennis: «Sono l'uomo più felice della Terra». Per qualcuno insomma Stefanos Tsitsipas è la reincarnazione di Apollo con una racchetta in mano, ma di sicuro è l'uomo che fa intravedere una luce in fondo al tunnel di un tennis un po' tutto uguale. Forse davvero è stato il cambio della guardia, allora, con quel tabellone che alla fine ha inchiodato il Re ai suoi 17 anni di troppo e a quel diritto sempre troppo lungo o troppo corto. Stefanos - e quando mai la Grecia avrebbe pensato di avere un tennista così - ha avuto coraggio, pazienza e talento, un mix che tanti anni fa fece scoprire al mondo che sotto rete ci poteva stare perfino uno svizzero. Quante similitudini, se poi vogliamo aggiungere che l'americano Sampras, di greco, aveva la provenienza.
E dunque alla fine il 6-7, 7-6, 7-5, 7-6 australiano non è certo una sorpresa, per chi ha visto nella vita tanto tennis e soprattutto molto Federer e il suo linguaggio del corpo: «Sono frustrato, non posso nasconderlo - dirà alla fine - Ho avuto le mie occasioni e non le ho sfruttate. Ma lui è stato migliore di me». E già, sembra proprio un passaggio di testimone.
Tutto vero, insomma. Tsitsipas ha finito in lacrime come si conviene, perché chiunque batta Federer si ricorda «che lui è il migliore di sempre». Però di certo Stefanos ora ha la consapevolezza che la sua Next Gen è cominciata davvero, che arriva il giorno che cambia la carriera e lui c'era proprio dentro. Grazie a papà Apostolos che un giorno conobbe la mamma Julia, russa e tennista, durante a un torneo ad Atene: da quell'amore è nato lui e l'amore per la racchetta. E per l'Italia, dove ha passato qualche anno a imparare a diventare grande (tanto che Stefanos tifa la nostra Nazionale e il Genoa) e guardate dov'è arrivato: «Ho battuto la leggenda che vedevo in tv: non ci posso ancora credere». Per la cronaca: Tsitsipas, il nuovo dio, è ancora single. «Purtroppo».
Riguardo a Roger, il Re è stato (lo abbiamo) dato per finito tante volte, figurarsi se lui si può scomporre, anzi. Il vincitore degli ultimi due Australian Open quando tutti scrivevano già i suoi coccodrilli sportivi, abdica rilanciando: «Ho la sensazione di non dover fare stop troppo lunghi, e poi mi voglio divertire: dopo tanti anni tornerò al Roland Garros».
Si potrebbe aggiungere che il munifico sponsor giapponese lo vuole in campo fino a Tokio 2020, ma in ogni caso Parigi è l'unico posto dove può perdere senza rimpianti e vincere per consacrarsi definitivamente. Intanto il mondo si chiede se ieri sia nato un nuovo Federer e se davvero abbiamo assistito a un cambio della guardia. La sensazione in verità è che sia un giorno da ricordare a lungo. Forse per sempre.
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