Federer quota 100 l'ultima impresa del re del tennis «E non mi fermo qui»

Marco Lombardo

Alla fine dei conti non è un numero che può spiegare la grandezza di un uomo. Anche, però, perché il tennis è fatto di statistica e quindi questo è stato probabilmente il torneo più difficile per Roger Federer, nonostante quella di Dubai fosse la decima finale della sua straordinaria carriera.

Il Re ha fatto 100, un numero che luccica, lampeggia, abbaglia; un traguardo memorabile, anche se non unico. Perché la statistica appunto racconta che Jimmy Connors di tornei in carriera ne ha vinti 109, eppure c'è il trucco, forse un piccolo inganno di un'altra epoca di tennis. I 100 di Roger insomma, la serie cominciata il 4 febbraio 2001 a Milano, è davvero un'altra cosa. E gli scherzi della vita hanno voluto che il giorno memorabile fosse contro Stefanos Tsitsipas, ovvero il Next Gen che in Australia, giusto poco più di un mese fa, aveva fatto gridare al mondo l'ennesima fine della favola del Più Grande. E invece finisce 6-4, 6-4: ancora una volta l'uomo-leggenda batte anche se stesso.

È stato un torneo, l'ottavo vinto dallo svizzero nella sua seconda casa, cominciato con un po' di ruggine in corpo e finito alla grande, come tante altre volte, novantanove: «Non so neanche se Stefanos fosse nato quando ho vinto qui la prima volta - ha scherzato alla fine - e non posso nascondere che questa finale non sia stata un match come gli altri. Avevo già fallito il traguardo (ad Halle, l'anno scorso, contro Coric, qui stracciato in semifinale) e tutti continuavano a chiedermi quando l'avrei raggiunto. Anche io in fondo». E invece ecco «la fine di una settimana straordinaria, un sogno che si realizza», che fa appunto scattare il paragone col vecchio Jimbo, che - questo è il trucco - alimentò il numero dei suoi successi con alcune esibizioni organizzate negli Usa dal suo stesso manager, alle quali di big veri e propri partecipavano solo lui e Nastase. Secondo un calcolo spannometrico Jimmy Connors ne ha almeno 21 di questi tornei con sigle strane e fuori dai contesti ufficiali, ma l'Atp - sempre in cerca di eroi, di un Federer prima di Federer - glieli riconobbe. Dunque? Il paragone, diciamolo, non regge, solo per il fatto che Rogerr ha aggiunto il trentatreesimo (33!) successo da quando ha compiuto 30 anni (per fare un paragone, Pete Sampras ne ha vinto solo uno). E perché di Roger Federer alla fine ce ne sarà stato uno solo nella storia del tennis, anche se un giorno i suoi record verranno battuti.

Intanto però non è finita qui: il Campione tutto tennis e famiglia continuerà ancora ad alimentare il suo mito, tornando a giocare la stagione sulla terra, e quindi a Parigi, «perché sento di voler divertirmi: ho ancora

traguardi da raggiungere». Traguardi impossibili dirà magari ancora una volta qualcuno, ma finché la favola - sua e nostra - continua, sappiamo che i numeri non potranno più cambiare il finale. Da ieri scritto per l'eternità

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