Milan, quasi tutto in un pomeriggio. Per sintesi: punti, gol, discreto gioco e infine un bel passo avanti nella classifica, subito sotto la coppia Samp e Fiorentina. Troppa grazia, verrebbe da aggiungere, considerati i malinconici precedenti. È una Pasqua di resurrezione per Pippo Inzaghi e i suoi, capaci di riprendersi qualche rivincita e nient'altro. Prima di tirar fuori il petto forse è il caso di attendere la sfida prossima al cospetto di Mihajlovic a San Siro. Ma ieri a Palermo, la contabilità rossonera è in clamoroso attivo. Per cominciare ha incassato il primo successo in trasferta del 2015, secondo consecutivo in campionato, altro evento per l'anno cominciato in modo orribile e infine ha invertito la tendenza suicida più volte denunciata in passato, e cioè partire davanti e farsi poi raggiungere e rimontare dal rivale. Ieri è stato il Milan a sgabbiare per primo (gol fortunoso di Cerci su sassata di Van Ginkel): ripreso su rigore discusso (collisione Paletta-Belotti in area) è ritornato sotto e con Menez, il suo bomber a sorpresa (16esimo sigillo), ha confezionato il prezioso 2 a 1 con un break degno del miglior rugby.
Ieri c'è stata gloria anche per Pippo Inzaghi, il giovane tecnico al debutto sul palcoscenico della serie A, il quale finalmente ha mosso le sue pedine da allenatore del Milan. A questo punto del torneo, persa ogni speranza di risalire in zona Champions, è meglio rischiare, farsi guidare dal coraggio di scelte offensive senza calcoli tattici. Gli furono fatali a Firenze e a Torino, viaggi scanditi da qualche cambio molto discutibile. A Palermo Pippo è partito con i tre davanti (Cerci, Destro, Menez) e appena il rivale è risalito in superficie (con l'1 a 1), ha cambiato Destro e Cerci, i più spenti del trio, per rimpiazzarli con due freschi provenienti dalla panchina, Pazzini e Suso. Ha mostrato in modo esemplare di voler vincere la sfida e ha raggiunto lo scopo. A promuovere la svolta, ancora una volta, ha provveduto Jeremy Menez, meglio sottolinearlo subito, il «parametro zero» voluto espressamente da Galliani a cui Inzaghi si è affezionato in modo particolare. Il francese ha consegnato alle stampe il suo sigillo approfittando di un mezzo pasticcio difensivo del Palermo. Appena ha avuto davanti la prateria libera, si è involato palla al piede e ha fulminato dal limite Sorrentino con una stoccata che non gli ha dato scampo. Osservazione finale: per la prima volta Jeremy è stato fedele tatticamente alla pista sinistra che gli è stata riservata. Questo significa che non ha bisogno di giocare libero per confermarsi decisivo.
Per una volta anche nel gioco e nella sicurezza tradita in alcuni snodi della sfida, il Milan si è lasciato apprezzare. Meglio nella ripresa rispetto al primo tempo dove ha subito inizialmente il palleggio del Palermo, sciagurato nello sbagliare (con Vazquez), davanti alla porta spalancata il possibile vantaggio. Qui i rossoneri si sono comportati da squadra, come raramente si era visto, tatticamente ben disposti, difesa quadrata, centrocampo col mutuo soccorso, lasciando ai siciliani (rigore a parte) solo qualche avventuroso cross di Lazaar che Diego Lopez ha domato con sicurezza. Dybala, da solo, non è bastato, non può bastare. Nemmeno l'ingresso successivo di Belotti (ormai abbonato a subentrare dalla panchina, 23 volte su 29 presenze) ha modificato gli equilibri, alterati dal penalty che ha rimesso il Milan nelle condizioni di dover scalare il risultato.
L'ha fatto senza mai tremare nelle successive pieghe. Per trovare il capello bianco, c'è da segnalare il diverbio (da evitare in pubblico) tra Cerci e Menez a metà ripresa e la perfomance di Destro, rimasto ancora a secco. Ecco il lavoro prossimo per Pippo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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