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Ferrari, il virus dell'ingiustizia: rischia Tokyo

Interrotte a metà le qualificazioni. Se omologate, l'atleta perderà i Giochi

Ferrari, il virus dell'ingiustizia: rischia Tokyo

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Un virus di troppo, un salto silivas di meno. Non deve finire così l'iter di qualificazione olimpica di Vanessa Ferrari. A 29 anni con 5 medaglie mondiali prima azzurra a vincere l'oro nell'artistica nel 2006 - 13 titoli europei e quasi altrettante operazioni sparse a tendini e piedi, è capitano di longevità e tenacia delle azzurre dell'artistica. Il primo discrimine di questa storia è capire se i Giochi di Tokyo 2020 si disputeranno e come. In attesa di un verdetto che spetta all'olimpo del Cio, i nostri eroi, terreni e da pedana, stanno sudando e faticando per una qualifica a cinque cerchi.

Ferrari, come le altre, è fra color che son sospesi e non in un doppio avvitamento. Bensì in un'ansia da prestazione che corrode nervi e tendini. Ieri sono stati cancellati anche i campionati Europei di Parigi e Baku. E proprio dall'Azerbaijan la bresciana di Orzinuovi è appena tornata in fretta e furia, dopo una trasferta choc, 12 ore fra tre aeroporti. In Caucaso era in calendario la penultima tappa di Coppa del mondo che metteva in palio i pass olimpici. Per lei e la collega, rivale sul campo, Laura Mori, è uno solo il ticket disponibile, al corpo libero.

In questi tempi, dove lo sport si sta (troppo) progressivamente fermando, loro sono finite in mezzo ad un brutto incantesimo. Già arrivare a Baku era stata un'odissea. Settimana scorsa si sono svolte le qualifiche, poi però, le finali, in agenda tre giorni fa, sono state annullate. Un po' come giocare il primo tempo di una partita o disputare una sola manche di slalom. Prima del «Tutti a casa e di corsa!» Mori ha chiuso con il miglior punteggio, davanti a Ferrari a cui ora resta, in teoria, un'unica carta disponibile: vincere a fine giugno a Doha, nell'ultima tappa di Coppa. Sempre che si faccia.

Si dirà che così è per tutti, che questo è lo sport. Peccato che Vanessa, come altre atlete, aveva, in accordo con i coach, semplificato il suo esercizio: via alcuni salti come il difficile silivas che aveva rimesso a punto, rientrando quest'anno alle competizioni dopo 500 giorni di stop per una doppia operazione ai piedi.

All'alba dei 30 anni, se hai avuto tanti interventi quante medaglie, cerchi di centellinare i salti mortali e i voli pindarici li giochi in finale. Fra pochi giorni a Losanna la Federginnastica sceglierà se avvallare il risultato, annullare la tappa o cercare di riprogrammarla. «Validare le qualifiche sarebbe una beffa», dice Ferrari ormai in pianta stabile in palestra a Brescia, per allenarsi nonostante la morsa del Covid-19 proprio nella sua terra. Ferrari di sfortune e scorrettezze s'intende assai: i due quarti posti a Londra 2012 (per un cavillo del regolamento ma con punteggio ex aequo con il bronzo) e Rio 2016 non l'hanno piegata.

Anche stavolta proverà a saltare più alto.

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