Fiducia cieca nei pentiti la prova di forza di Palazzi

Con il fiato sospeso. Antonio Conte, Leonardo Bonucci, Simone Pepe e la Juventus. Sono, infatti, attesi per la giornata di oggi i verdetti della Corte di giustizia federale sui filoni di Cremona e Bari dello scandalo scommesse. «Siamo chiamati a un lavoro oneroso, ma cercheremo di mantenere l'impegno di far uscire il dispositivo entro domani (oggi, ndr)», ha detto il presidente Gerardo Mastrandrea. In due giorni sono stati esauriti i ricorsi presentati dopo le sentenze della Commissione disciplinare. Da ieri alle 17, i giudici sono riuniti in camera di consiglio e nel pomeriggio decideranno. Un dispositivo fatto di numeri, per le motivazioni ci sono trenta giorni di tempo. Conte si gioca la stagione, in attesa dell'eventuale ricorso al Tribunale nazionale arbitrale per lo sport al Coni. Il tecnico ha detto di «contare di tornare in panchina già per il debutto in campionato». L'assoluzione sarebbe un colpo del top player Giulia Bongiorno, lo sconticino il minimo rispetto ai dieci mesi di squalifica vergati dal primo grado: sessanta giorni di riduzione della pena che potrebbero anche salire fino a centoventi se dovesse cadere una delle due omesse denunce. La più debole è quella che riguarda Novara-Siena perché su Albinoleffe-Siena «pende» l'illecito patteggiato da Stellini, l'ex collaboratore di Conte.
Oggi è una tappa fondamentale: il secondo grado diventa già definitivo perché si esaurisce il processo «federale». Sentenza che dirà chi ha avuto ragione nella due giorni all'ex Ostello della Gioventù trasformata in una sorta di duello sul pentitismo. Da una parte chi lo difende, il procuratore federale Stefano Palazzi, e dall'altra chi lo demolisce, gli avvocati di parte. È stato così lunedì per Conte con Filippo Carobbio.
E ieri è toccato a Bonucci e Pepe: i loro proscioglimenti saranno confermati solamente se le dichiarazioni di Andrea Masiello saranno ritenute pure in secondo grado inattendibili. Palazzi ha provato a riabilitare l'ex difensore del Bari anche aggrappandosi ai giornali: «Gli articoli dimostrano la validità delle dichiarazioni di Masiello, intrinseca ed estrinseca», «nell'impossibilità di produrre i verbali integrali di Lanzafame e Masiello per non intralciare il lavoro della Procura di Bari». Così il procuratore vuole ribaltare in appello il proscioglimento dei soggetti coinvolti nella presunta combine di Udinese-Bari del maggio 2010: oltre ai due bianconeri, Belmonte e l'Udinese per responsabilità oggettiva. Palazzi ha chiesto la squalifica per tutti, in particolare tre anni e mezzo per Bonucci (in subordine un anno per omessa denuncia) e un anno a Pepe. I due giocatori bianconeri, come Conte il giorno prima, erano presenti in aula al fianco dei loro avvocati che dicono: «La sentenza della disciplinare parla da sola».
Invece grazie al tabulato di una telefonata tra il difensore del Bologna, Daniele Portanova, e l'ex capitano rossoblù, Marco Di Vaio, Palazzi vorrebbe ribaltare la sentenza di primo grado, puntando alla condanna di entrambi (tre anni per Portanova, uno per Di Vaio), ottenendo la penalizzazione di due punti e un'ammenda di 50 mila euro per il club emiliano.

Infine oggi si decide anche il destino di Grosseto e Lecce che hanno fatto ricorso contro l'esclusione dal campionato di serie B. Se fosse confermata, sarebbe scontato il ricorso d'urgenza al Tnas e verrebbero rinviate le gare delle squadre «ripescate».

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